Il Prof. Speziale in collaborazione con la Cornell University di New York per uno studio mondiale sul bypass aortocoronarico
Notizie da GVM

Il Prof. Speziale in collaborazione con la Cornell University di New York per uno studio mondiale sul bypass aortocoronarico

Anthea Hospital è stata riconosciuta come Centro di eccellenza a livello internazionale nel trattamento delle coronaropatie, in particolare dell’infarto. L’alto volume di interventi di rivascolarizzazione miocardica eseguiti ogni anno e l’elevata specializzazione raggiunta dagli operatori ha permesso alla Cardiochirurgia di Anthea Hospital – diretta dal Prof. Giuseppe Speziale – di far parte di un importante studio multicentrico “Trial Roma” della Cornell University di New York, finalizzato alla  identificazione del miglior condotto da utilizzare per la chirurgia coronarica e in particolare per l’intervento di by pass. Trial Roma è il primo studio con una potenza statistica elevata tale da dimostrare e/o confutare l’importanza della doppia arteria mammaria nei pazienti affetti da coronaropatia al di sotto dei 70 anni.
 
L’intervento di by pass aortocoronarico è la procedura chirurgica più eseguita in cardiochirurgia, in quanto legato alla larga e sempre più crescente diffusione delle coronaropatie, tra cui l’infarto. Come suggerisce il termine inglese "bypass", si tratta di un intervento in cui si “supera”, mediante l’utilizzazione di un condotto venoso e/o arterioso, una stenosi, ovvero un' ostruzione coronarica, con conseguente riperfusione del vaso a valle.
 
I pazienti candidati al bypass aortocoronarico sono generalmente affetti da: diabete, ridotta funzione ventricolare, stenosi coronarica, situazione coronarica complessa.
Tecnicamente l’intervento di by pass viene eseguito in maniera standard, ossia con l’apertura dello sterno. Seppur con un approccio classico, l’intervento è estremamente sicuro e a basse complicanze con risultati validati.
Si esegue sotto anestesia generale, in un ambiente privo di coscienza e di dolore per il paziente. Il chirurgo procede ad una incisione dello osso sternale di 10-12 cm, si prelevano i condotti, arteria mammaria interna di sinistra del torace o quella interna di destra, e una porzione di vena safena della gamba, vengono quindi utilizzati  condotti arteriosi e venosi per portare il sangue a valle della stenosi, della coronaria malata.

L’operazione può essere eseguita con la circolazione extracorporea mediante la macchina cuore polmone oppure off pump, senza fermare il cuore. Esiste inoltre una variante intermedia che è la On pump, in base alla quale si collega il paziente alla macchina cuore polmone senza  però fermare il cuore, è cioè una metodica intermedia, tra l’on pump e l’off pump.
 
“La scelta dei condotti da utilizzare per il bypass assume un’importanza fondamentale, poichè i risultati a distanza dipendono in larga misura dal tipo di condotto utilizzato – spiega il Prof. Speziale - in passato venivano utilizzati principalmente condotti venosi e più precisamente la vena grande safena. In seguito negli anni ci siamo orientati verso una rivascolarizzazione mista, che prevedeva l’impianto di almeno un condotto arterioso, come ad esempio l’arteria mammaria interna, e l’innesto di condotti venosi sugli altri rami coronarici. Oggi la tecnica si è evoluta ancora di più: lo studio Trial Roma permetterà infatti di capire scientificamente quali condotti utilizzare, se due arterie mammarie, o due mammarie e un condotto venoso”.
 
Attualmente l’intervento viene eseguito a discrezione del chirurgo, ma nei pazienti relativamente giovani, under 70, potrebbe essere più opportuno utilizzare la doppia arteria mammaria interna al torace, in quanto il condotto arterioso tende a durare di più, con il vantaggio per i pazienti di un bypass a lungo termine, di una sopravvivenza più lunga e della libertà da eventi, come infarto e angina, e quindi una elevata qualità di vita.
 
L’intervento di bypass tende ad essere un intervento definitivo: si prefigge di raggiungere una serie di obiettivi a medio-lungo termine, rappresentati principalmente dal miglioramento della qualità di vita e dalla riduzione dell’incidenza di eventi ischemici (infarto miocardico ed insufficienza cardiaca).
Il bypass - a differenza della angioplastica coronarica che necessita molto spesso di ulteriori o ripetute rivascolarizzazioni - nella stragrande maggioranza di casi non prevede ulteriori interventi. La procedura ha una performance superiore e una incidenza di rivascolarizzazione più bassa.
 
 
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