Le valvole della vita
Conoscere il cuore

Le valvole della vita

Assicurano che il sangue scorra nella direzione giusta dall’ingresso al cuore fino all’uscita, aprendosi e chiudendosi a ritmo del battito: sono le valvole cardiache, meccanismi organici sofisticati ed efficienti. Ma cosa succede quando perdono la loro funzionalità? Com’è possibile accorgersene?

Le valvole cardiache sono quattro e consentono alla pompa del cuore di funzionare in modo adeguato: la tricuspide collega l’atrio destro con il ventricolo destro; la polmonare collega il ventricolo destro all’arteria polmonare; la mitrale collega l’atrio sinistro con il ventricolo sinistro; l’aortica collega il ventricolo sinistro con l’aorta. Le valvole funzionano in sincrono con la contrazione (sistole) e rilascio (diastole) del cuore, assicurando che il sangue venoso passi attraverso il cuore, si ossigeni nei polmoni, torni al cuore e da lì raggiunga tutto l’organismo.

Perché questi passaggi siano efficienti e le camere del cuore, atri e ventricoli, si svuotino e si riempiano alternativamente, le valvole consentono il flusso in una sola direzione, aprendosi e chiudendosi completamente. Questo complesso meccanismo può essere compromesso da diversi fattori, che provocano un’incompleta apertura (stenosi) o chiusura (insufficienza) della valvola, oppure entrambi i disturbi (stenoinsufficienza).

Le valvulopatie possono essere dovute a infezioni batteriche, come complicazioni da semplici tonsilliti e faringiti, che deformano le valvole. Un tempo la maggior causa del disturbo era la malattia reumatica, oggi superabile con una adeguata terapia antibiotica, che previene la colonizzazione delle valvole da parte dei batteri. Questi possono raggiungere il cuore dal cavo orale anche durante interventi alla bocca o ai denti, oppure per iniezioni endovenose. In questi casi può svilupparsi un’infiammazione dei tessuti interni del cuore (endocardite), che può portare anche a lacerazioni delle valvole. In altri casi, il malfunzionamento può essere indotto da altre patologie cardiacheche compromettono la corretta ossigenazione dell’organo, come ad esempio le ischemie.

Le più colpite sono generalmente le valvole del “cuore di sinistra”, valvola mitralica e aortica, perché qui la pressione del sangue è maggiore, esponendole a più forti sollecitazioni. Eventuali disturbi a quelle del cuore di destra, dove la pressione è minore, sono generalmente dovuti a cause genetiche. Tolte le quindi infezioni e patologie, la principale causa di valvulopatia è oggi il progressivo invecchiamento e lo scarso allenamento del cuore.

Il cuore, come qualunque altro organo, invecchia, subendo modificazioni. Solitamente si assiste a un ispessimento delle pareti del cuore, con perdita di efficienza nell’apertura e chiusura delle valvole per usura, soprattutto in presenza di una pressione troppo alta (ipertensione). Un ultrasettantacinquenne su otto sviluppa la malattia. Il processo, che può durare anche decenni, può essere aggravato da un cuore scarsamente allenato, tipico di uno stile di vita sedentario. La capacità elastica del cuore, formato in larga parte da fibre muscolari, può essere allenata e tenuta attiva con una moderata attività fisica – bastano 20-30 minuti al giorno di movimento, senza sforzi eccessivi.

Nella valvulopatia degenerativa, dovuta cioè al semplice invecchiamento, le valvole perdono efficienza e il cuore attua prima delle strategie per compensare, poi, quando queste non risolvono i problemi, perde la la capacità di pompare un volume adeguato di sangue nell’organismo e subentra l’insufficienza cardiaca o scompenso.

In particolare, se a essere colpite da stenosi sono la valvola aortica o quella polmonare, i ventricoli si sviluppano più del normale per pompare quantità di sangue adeguate (ipertrofia ventricolare) verso l’aorta e verso i polmoni. Quando l’ispessimento non è più sufficiente, i ventricoli si dilatano e può subentrare un’insufficienza cardiaca. La stenosi della valvola aortica può provocare angina pectorissincope o morte improvvisa. Se invece a malfunzionare in apertura sono la tricuspide o la mitrale,gli atri del cuore si dilatano e può insorgere per questo un’aritmia (fibrillazione atriale). La dilatazione può favorire la formazione di grumi di sangue, suscettibili di provocare un ictus.

Quando è il meccanismo di chiusura della valvola a essere compromesso, le camere contengono più sangue del previsto, dovuto al riflusso di quello pompato. Questo provoca una dilatazione che, se raggiunge livelli troppo alti, provoca una contrazione insufficiente del cuore e quindi un ristagno di sangue nei polmoni (edema polmonare), a livello del fegato e degli arti inferiori, con gonfiore diffuso.

A causa della gravità delle conseguenze, la valvulopatia non deve essere sottovalutata e l’efficienza delle valvole tenuta sotto controllo. Il disturbo può infatti restare senza sintomi significativi per lungo tempo e manifestarsi in tarda età, quando anche un intervento di sostituzione delle valvole può non essere risolutivo. In presenza di difficoltà respiratoria dopo esercizio fisico, via via più accentuata nel tempo finché non compare anche a riposo, di spiccata affaticabilità e di aritmie, è bene compiere accertamenti con sollecitudine: è sufficiente un ecocardiogramma per verificare l’efficienza valvolare e assicurare un intervento tempestivo.
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