La valvola aortica, con il passare degli anni, può andare incontro a calcificazioni e diventare ipomobile: il
prof. Giuseppe Speziale, coordinatore delle Cardiochirurgie di GVM Care & Research, e il
dott. Gaetano Contegiacomo, responsabile del
servizio di Emodinamica dell’
Anthea Hospital di Bari, spiegano perché è importante intervenire il prima possibile.
La
stenosi valvolare aortica è una delle patologie cardiache più frequenti nel mondo occidentale: in base ai dati riportati dalla SIGG, la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, la prevalenza nella popolazione con età superiore ai 75 anni è di circa il 3% e, senza intervento, la sopravvivenza media dall’insorgenza dei sintomi è di 2-3 anni.
L’Anthea Hospital di Bari ha introdotto e consolidato negli anni un
“Heart Valve Reference Center”, un centro multi-specialistico dedicato al
trattamento mini-invasivo delle patologie valvolari, in particolare della valvola mitralica.
La presenza di un
team composto da cardiochirurghi, cardiologi interventisti e clinici, tra cui il prof. Giuseppe Speziale e il dott. Gaetano Contegiacomo, permette di affrontare disfunzioni complesse con
approcci percutanei, anche a livello di altre strutture del cuore, e con tecnologie di ultima generazione.
Nell’ultimo anno, più di 100 pazienti sono stati sottoposti a sostituzione valvolare aortica mediante
metodica TAVI presso l’Anthea Hospital, fra i centri a più alto volume e il punto di riferimento per la patologia aortica nel Sud Italia del gruppo GVM Care & Research.
- Chi si ammala di stenosi valvolare aortica?
La stenosi valvolare aortica è una patologia tipica dell’anziano, e prende, infatti, il nome di “stenosi degenerativa senile”. Oggi si vive più a lungo rispetto al passato; il cuore ha, quindi, più tempo per “usurarsi” e sviluppare patologie. La stenosi aortica è una di queste. Un tempo a prevalere erano forme reumatiche giovanili ma, con l’introduzione sistemica degli antibiotici, sono quasi scomparse. Ci sono, comunque, dei fattori di predisposizione, tra cui condizioni congenite come la “bicuspidia aortica”. La valvola aortica è formata da tre lembi (cuspidi) e ha una forma simmetrica, che permette il normale flusso di sangue. Una valvola aortica bicuspide ha un flusso di sangue alterato, dunque predispone alla stenosi aortica.
- Quale è il ruolo della valvola aortica e perché è così importante?
La valvola aortica è particolarmente importante a livello del cuore perché regola il passaggio di sangue dal ventricolo all’aorta e dunque verso il resto del corpo. Con il passare degli anni può andare incontro a calcificazioni e diventare ipomobile, quindi “stenotica”. Il ventricolo sinistro a quel punto non è più in grado di pompare sangue efficacemente e il paziente gradualmente accusa stanchezza, affanno, talvolta dolore al petto (angina), che sono i sintomi più comuni.
- Come si tratta la stenosi valvolare aortica?
La stenosi valvolare aortica severa deve essere affrontata in maniera interventistica, ossia “sostituendola” con una nuova. Per farlo è possibile optare, in base ai casi, tra diverse metodiche. La valvola aortica può essere sostituita chirurgicamente, tramite sternotomia e collegando il paziente alla macchina cuore-polmone. Sono disponibili, poi, degli approcci mini-invasivi, che consentono la sostituzione della valvola disfunzionante con una piccola incisione attraverso le costole. Esiste, infine, una metodica ancora meno invasiva, denominata TAVI o TAVR (Transcatheter Aortic Valve Replacement o Implantation letteralmente Impianto valvolare aortico transcatetere). La TAVI rappresenta l’approccio meno invasivo per diversi motivi: il paziente riceve il trattamento da sveglio, senza essere intubato, non necessita tagli chirurgici e non bisogna arrestare il battito cardiaco.
- Per quali soggetti è indicata la TAVI?
Tendenzialmente tutti i pazienti al di sopra dei 75 anni possono essere candidati alla procedura TAVI. In alcune circostanze, per esempio quando l’approccio chirurgico convenzionale non è praticabile, si può prevedere la TAVI anche in soggetti più giovani. Non vi sono limiti di età per la procedura: anche pazienti nonagenari, se in buone condizioni, possono sottoporsi a TAVI, purché l’intervento sia ritenuto utile nell’apportare un beneficio alla qualità di vita.
- Quali sono i rischi della procedura e quanto dura un ricovero per TAVI?
La procedura può essere considerata a rischio molto contenuto, se eseguita in centri ad alto volume, da operatori esperti. In alcuni casi, può essere necessario impiantare un pace-maker alla fine della procedura. Il ricovero funzionale è, comunque, mediamente breve. Il giorno dopo l’intervento il paziente può già camminare e, dopo 2 o 3 giorni, in genere è prevista la dimissione.
- Come viene impiantata la valvola?
Attraverso l’arteria femorale (dall’inguine), la nuova protesi - mediante ausilio di una guida - viene avanzata attraverso la valvola stenotica nativa e “aperta” al suo interno. In semplici parole, la valvola calcifica viene “schiacciata” verso l’esterno e sostituita dalla protesi nuova.
- Quanto dura una protesi TAVI? Quali farmaci devono essere assunti dopo l’impianto?
Le TAVI hanno una performance ingegneristica superiore alle valvole standard chirurgiche e offrono una resistenza al flusso (gradiente) minore. Questo ridotto attrito potrebbe consentire alle TAVI una lunga durata. La protesi TAVI non necessita particolari farmaci né di un trattamento anticoagulante.
- Le stenosi, ossia i restringimenti alle arterie coronarie, possono controindicare la TAVI?
La aterosclerosi coronarica è un dato comune nell’anziano. Spesso i pazienti affetti da stenosi aortica candidata a TAVI soffrono anche di stenosi coronarica. Fortunatamente siamo in grado di trattare contemporaneamente questi restringimenti coronarici con delle angioplastiche e stent coronarici nel momento procedurale della TAVI.
- Vi sono molti pazienti, operati chirurgicamente in passato di sostituzione valvolare aortica, che si ritrovano in seguito con una valvola disfunzionante. Possono essere candidati a TAVI?
Anthea Hospital ha una importante esperienza di trattamento percutaneo denominato “Valve-In-Valve”: la TAVI viene rilasciata proprio all’interno della protesi chirurgica disfunzionante. Questo è un enorme vantaggio per il paziente, perché non si deve sottoporre a un nuovo intervento.