Il soffio al cuore è un “rumore” prodotto dal passaggio eccessivamente veloce del sangue all’interno delle valvole cardiache, non rilevabili in condizioni normali di salute. Un dubbio piuttosto comune nei pazienti a cui viene diagnosticato un soffio al cuore riguarda la possibilità di condurre l’attività sportiva.
Se il soffio al cuore è benigno, sì allo sport
Quando il
soffio al cuore è presente in giovane età o è dovuto alla febbre, o se il cardiologo rileva che il soffio è benigno o “innocente”, allora non ci sono restrizioni al tipo di attività e alle modalità per svolgerla e può essere condotta anche l’attività sportiva agonistica.
Anzi,
lo sport è raccomandato per la salute globale del cuore e dei vasi: regola la pressione sanguigna, le performance cardiache, la presenza di colesterolo nel sangue.
Se il soffio al cuore è patologico, rispettare le indicazioni del cardiologo
Quando il soffio è patologico, è cioè
provocato da disfunzionalità delle valvole come stenosi (restringimenti), malocclusione, dilatazione del vaso sanguigno (per esempio per via di un aneurisma aortico), anemia, patologie della tiroidee. In questi casi l’attività fisica non è bandita a priori, ma bisogna considerare il problema, valutando il tipo di attività da svolgere e la frequenza. Si consiglia di
evitare sforzi eccessivi e preferire attività aerobica moderata, nell’intensità e nella durata. Il cardiologo fornirà indicazioni specifiche a seconda del caso.
Come si diagnostica e come si tratta il soffio al cuore
Il soffio al cuore si diagnostica per mezzo di
una visita cardiologica con auscultazione del cuore ed esami cardiologici, come l’ECG da sforzo e l’ECG color-doppler, che permettono anche di discriminare un soffio benigno da uno patologico. Il primo approccio terapeutico è farmacologico e nei casi più gravi si ricorre alla chirurgia. Gli sportivi non agonisti dovrebbero comunque tenere monitorata periodicamente la salute del cuore, a maggior ragione quando si ha già una diagnosi per un problema cardiologico.