Proteggere il cuore durante un intervento
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Proteggere il cuore durante un intervento: premiata la Cardiochirurgia di Anthea Hospital

L’Unità di Cardiochirurgia di Anthea Hospital – diretta dal Prof. Giuseppe Speziale, coordinatore delle Cardiochirurgie di GVM Care & Research, con il Servizio di Perfusione cardiovascolare – ha sviluppato uno studio su una nuova strategia di protezione miocardica, strutturata sulla massa e sui tessuti del cuore, che si è aggiudicato l’award del Congresso Europeo Fecect, (12-14 giugno Salerno) sulle tecniche di circolazione extracorporea, come il lavoro più innovativo dell’anno.
 
La tecnica è stata avvallata da uno studio, curato dal dott. Ignazio Condello, responsabile della formazione e qualità sevizio di perfusione di GVM in collaborazione con il Prof. Patrizio Lancellotti, capo del Dipartimento di Cardiologia della Università di Liège (Belgio) e ha coinvolto 200 pazienti trattati fra il 2017 e il 2018 in Anthea Hospital per stenosi della valvola aortica, insufficienza valvolare aortica e mitralica attraverso la chirurgia mininvasiva.
 
La protezione viene strutturata sul tipo di geometria e tessuto cardiaco sulla base della ecocardiografia  - spiega il Prof. Speziale - attraverso la quale riusciamo a conoscere prima dell’intervento le caratteristiche fisiche e metaboliche del cuore del paziente. Viene somministrata una soluzione a base di sangue arricchita in potassio e magnesio e a differenza della tecnica tradizionale, in cui il volume di protezione veniva somministrato in base al peso del paziente, oggi riusciamo ad essere più precisi e ad evitare che la protezione sia sovrastimata per determinate patologie o sottostimata per altre. Il metodo è versatile e interessa tutti i pazienti . Potrebbe anche essere utilizzate nelle patologie pediatriche”.
 
“Con la nuova metodica è possibile abbassare il rischio di sofferenza miocardica, con una riduzione dei markers di sofferenza cellulare miocardica per ischemia – aggiunge il dott. Condello – si ottiene anche una migliore ripresa di contrattilità del cuore. Queste variabili permettono di ridurre il supporto farmacologico dopo l’intervento, e quindi di abbassare la mortalità correlata alle disfunzioni sistoliche e diastoliche post-operatorie  . Lo studio è il primo step di un lavoro di ricerca più ampio che sarà finalizzato a certificare ancora meglio questi risultati”.


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