La chirurgia mininvasiva della valvola mitrale con tecnica Neochord
Interventi chirurgici

La chirurgia mininvasiva della valvola mitrale con tecnica Neochord

La valvola mitrale ha lembi come paracaduti sorretti da corde che la tengono in posizione. Quando la valvola si ammala, per cause di origine degenerativa o ischemica, le sue corde iniziano a deteriorarsi: tendono a rompersi, a prolassare o ad allungarsi in modo innaturale impedendo la completa tenuta valvolare (da qui il reflusso di sangue dal ventricolo sinistro all’atrio sinistro).

Oggi tra gli interventi di cardiochirurgia più innovativi per riparare la valvola mitrale c’è la tecnica Neochord, una metodica finalizzata alla sostituzione delle corde tendinee, non più idonee, che nella valvola originaria sana mantengono stabili le cuspidi della mitrale.

L’operazione consiste nell’impiantare, guidati dall’ecocardiogramma, nuovi filamenti, artificiali, realizzati in Gore-Tex dello spessore di un millimetro e lunghi dai 5 ai 7 centimetri. 
Grazie ad un apposito strumento, il cardiochirurgo procede alla applicazione delle nuove corde con un sistema simile alla macchina da cucire. Con un movimento esterno di apertura e chiusura il dispositivo crea un nodo sul lembo della mitrale.  Le corde vengono fissate così da una estremità al lembo valvolare e dall’altra al muscolo e posizionate alla giusta lunghezza in modo da permettere il movimento valvolare corretto.

La riparazione si esegue senza dover incidere in modo esteso lo sterno come accade nella pratica convenzionale: è sufficiente un piccolo taglio laterale del torace di appena 6 centimetri e da qui arrivare al muscolo cardiaco. Grazie alla tecnica Neochord  la valvola viene rimessa in funzione “a cuor battente” evitando l’utilizzo dei macchinari per il controllo della CEC (Circolazione Extracorporea).
Nelle condizioni d’insufficienza mitralica degenerativa, i plus della riparazione rispetto alla sostituzione coincidono con un miglioramento della sopravvivenza e una mortalità perioperatoria (il periodo che intercorre dall’ospedalizzazione alle dimissioni del paziente) più bassa. Il grado di fattibilità dell’intervento riparativo è molto elevato essendo eseguibile in più del 90 % dei pazienti ritenuti idonei al trattamento.

La tecnica, sviluppata da un team della Mayo Clinic di Rochester, nello Stato americano del Minnesota, è stata “assorbita” dai centri GVM con maggiore concentrazione di interventi alla mitrale. 
 
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