I bypass arteriosi allungano la vita
Interventi chirurgici

I bypass arteriosi allungano la vita

La rivascolarizzazione miocardica mediante angioplastica o bypass aortocoronarico ha migliorato la qualità della vita e la sopravvivenza dei pazienti affetti da malattia coronarica ostruttiva. A distanza variabile di tempo, i pazienti operati possono tuttavia andare incontro ad occlusione dei bypass.

Studi recenti hanno dimostrato che nel 92% dei casi la causa di occlusione è legata all'utilizzo di condotti venosi. La vena safena infatti, va incontro ad un progressivo processo di aterosclerosi che ne determina prima il restringimento e poi l'occlusione.

Non esiste una terapia farmacologica utile a prevenire o ritardare la malattia aterosclerotica della vena. Alcuni studiosi concludono quindi, che il miglior modo di evitare la possibilità di re-intervento  è quella di non utilizzare bypass venosi.

Dall'inizio degli anni 80, in alcuni centri, si è introdotto l'utilizzo di condotti arteriosi per il confezionamento dei bypass. In particolare più frequentemente è stata utilizzata l'arteria mammaria interna. Controlli a lunga distanza (10-15 anni) hanno dimostrato un'alta percentuale di pervietà del bypass.

Questo condotto arterioso infatti, non va incontro a processi aterosclerotici a distanza ed è in grado di adattarsi alle esigenze momentanee della perfusione miocardica. Durante sforzo infatti, quando le richieste di sangue del muscolo cardiaco aumentano, l'arteria mammaria si adatta dilatandosi.

Questi risultati hanno spinto i chirurghi ad utilizzare sempre più frequentemente condotti di tipo arterioso. Attualmente, difficoltà di tipo tecnico, limitano la rivascolarizzazione miocardica totalmente arteriosa solo a pochi centri.

Per poter ottenere una rivascolarizzazione completa, si fa ricorso ad arterie prelevate in altre parti del corpo (arteria epigastrica, radiale, gastroepiploica). 

L'osservazione della anatomia del circolo coronarico, ha spinto i chirurghi ad applicare sistematicamente l’utilizzo di due arterie mammarie: questa strategia migliora infatti sia la sopravvivenza a distanza che la qualità della vita, permettendo di realizzare una rivascolarizzazione miocardica completa.
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