Operare al cuore senza dover incidere il torace oggi si può, grazie alla
tecnica Valve-in-valve (valvola su valvola). Si tratta di un intervento in cui un impianto biologico viene sovrapposto alla valvola aortica malata e permette al cuore di riprendere subito a funzionare. Pioniere di questa metodica innovativa, senza precedenti nella letteratura medico scientifica, è il
dott. Fausto Castriota, alla guida dell’equipe Cardiologia Interventistica ed Endovascolare di
Maria Cecilia Hospital, ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research.
La tecnologia è meglio conosciuta con il termine TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation) e rappresenta l’ultima frontiera negli impianti endovascolari ad accesso mininvasivo. Mentre fino a una decina di anni fa in casi di
stenosi aortica (ossia malfunzionamento della valvola aortica) si ricorreva alla chirurgia tradizionale con apertura del torace e arresto del cuore, oggi c’è la possibilità di impiegare valvole di ultima generazione che non comportano più gli stessi elevati rischi del passato per i pazienti.
“L’aspetto innovativo – spiega il dott. Castriota - è dato dall’impiego della valvola Lotus realizzata in Nitinol (lega di nichel e titanio). La peculiarità sta nella versatilità d’inserimento tramite catetere; può essere rilasciata e rimossa dalla sua posizione, è situata tra il ventricolo sinistro e l’aorta, con maggior semplicità operatoria. Il sistema meccanico di cui è dotata le permette di autoespandersi e poi di venire bloccata fino ad aderire perfettamente ai bordi dell’orifizio aortico, sostituendosi in tutto e per tutto alla vecchia protesi andata in tilt. La valvola viene applicata attraverso un catetere inserito in un foro nell’arteria femorale, a livello inguinale, ma c’è la possibilità di inserirlo anche in altri punti”.
Il cattivo funzionamento della valvola aortica del cuore è causa di morti improvvise perché il cuore non ha forza di mandare ossigeno a sufficienza a tutti gli organi e determina grosse difficoltà respiratorie. A beneficiare del metodo Valve-in-valve sono in particolare le persone anziane, più esposte a incorrere in complicazioni post operatorie, e che presentano spesso anche altre patologie. Con il nuovo impianto invece i pazienti recuperano tutte le funzioni e possono essere dimessi in 4 o 5 giorni al massimo.
L’applicazione di un metodo così rivoluzionario è frutto di una interazione necessaria tra cardiologi , cardiochirurghi e cardio –anestesisti che hanno il compito di studiare nel complesso il caso del singolo paziente. Quello che il Dottor Castriota definisce un Heart Team, come sostenuto dalle Linee Guida della Società Europea di Cardiologia.
“L’intervento – conclude –richiede una competenza specifica integrata e una curva (periodo) d’apprendimento piuttosto impegnativa. A Maria Cecilia Hospital abbiamo affrontato oltre cento casi di sostituzione valvolare aortica per via endovascolare e 8 impianti con la tecnica valve-in-valve, grazie anche agli investimenti economici sostenuti dal Gruppo finalizzati a rendere disponibili le valvole Lotus su un campione selezionato di pazienti”. Si tratta di un intervento in cui un impianto biologico viene sovrapposto alla valvola aortica malata e permette al cuore di riprendere subito a funzionare. Pioniere di questa metodica innovativa, senza precedenti nella letteratura medico scientifica, è il
dott. Fausto Castriota, alla guida dell’equipe Cardiologia Interventistica ed Endovascolare di
Maria Cecilia Hospital, ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research.
La tecnologia è meglio conosciuta con il termine TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation) e rappresenta l’ultima frontiera negli impianti endovascolari ad accesso mininvasivo. Mentre fino a una decina di anni fa in casi di
stenosi aortica (ossia malfunzionamento della valvola aortica) si ricorreva alla chirurgia tradizionale con apertura del torace e arresto del cuore, oggi c’è la possibilità di impiegare valvole di ultima generazione che non comportano più gli stessi elevati rischi del passato per i pazienti.
“L’aspetto innovativo – spiega il dott. Castriota - è dato dall’impiego della valvola Lotus realizzata in Nitinol (lega di nichel e titanio). La peculiarità sta nella versatilità d’inserimento tramite catetere; può essere rilasciata e rimossa dalla sua posizione, è situata tra il ventricolo sinistro e l’aorta, con maggior semplicità operatoria. Il sistema meccanico di cui è dotata le permette di autoespandersi e poi di venire bloccata fino ad aderire perfettamente ai bordi dell’orifizio aortico, sostituendosi in tutto e per tutto alla vecchia protesi andata in tilt. La valvola viene applicata attraverso un catetere inserito in un foro nell’arteria femorale, a livello inguinale, ma c’è la possibilità di inserirlo anche in altri punti”.
Il cattivo funzionamento della valvola aortica del cuore è causa di morti improvvise perché il cuore non ha forza di mandare ossigeno a sufficienza a tutti gli organi e determina grosse difficoltà respiratorie. A beneficiare del metodo Valve-in-valve sono in particolare le persone anziane, più esposte a incorrere in complicazioni post operatorie, e che presentano spesso anche altre patologie. Con il nuovo impianto invece i pazienti recuperano tutte le funzioni e possono essere dimessi in 4 o 5 giorni al massimo.
L’applicazione di un metodo così rivoluzionario è frutto di una interazione necessaria tra cardiologi , cardiochirurghi e cardio –anestesisti che hanno il compito di studiare nel complesso il caso del singolo paziente. Quello che il Dottor Castriota definisce un Heart Team, come sostenuto dalle Linee Guida della Società Europea di Cardiologia.
“L’intervento – conclude –richiede una competenza specifica integrata e una curva (periodo) d’apprendimento piuttosto impegnativa. A Maria Cecilia Hospital abbiamo affrontato oltre cento casi di sostituzione valvolare aortica per via endovascolare e 8 impianti con la tecnica valve-in-valve, grazie anche agli investimenti economici sostenuti dal Gruppo finalizzati a rendere disponibili le valvole Lotus su un campione selezionato di pazienti”.