Fibrillazione atriale, omocisteina e prevenzione. Ce ne parla il Prof. Giuseppe Nasso
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Fibrillazione atriale, omocisteina e prevenzione. Ce ne parla il Prof. Giuseppe Nasso

Basta solo un prelievo di sangue per capire se siamo a rischio Fibrillazione Atriale. Perché la responsabile della più diffusa aritmia cardiaca che colpisce, ad oggi, 600 mila italiani, sarebbe l’omocisteina. Un amminoacido che, se accumulato, è capace di danneggiare i vasi sanguigni. 
La scoperta - pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica "Journal of Thoracic and Cardiovascular Surgery" - viene dal Sud Italia e porta la firma del dott. Giuseppe Nasso, direttore della Cardiochirurgia dell’Istituto Clinico Cardiologico di Roma GVM Care & Research e co-direttore della Cardiochirurgia di Anthea Hospital di Bari GVM Care & Research. 

La ricerca è nata dall’esigenza di capire perché, in alcuni casi, anche la più moderna ed efficace metodologia chirurgica - l’ablazione epicardica - non riusciva a sconfiggere laFibrillazione Atriale.
Riuscire a guarire 96 pazienti su 100 non era abbastanza. Quei quattro casi che sfuggivano ad ogni logica e sui quali nessun tipo di terapia appariva risolutiva, sono diventati un chiodo fisso per il dott. Nasso tanto da indurlo a dedicare loro continui e intensi studi. Al termine dei quali è arrivata la soluzione: la causa principale è l’omocisteina.

Dottore cosa ha cambiato questa sua scoperta nell’approccio chirurgico? È migliorata la casistica dei successi?

"Sicuramente si, perché prima di sottoporre un paziente ad ablazione epicardica viene dosata l’omocisteina. I miei studi hanno documentato che abbassando i livelli plasmatici di questo amminoacido la percentuale di successo dell’ablazione aumenta in maniera significativa".

Dunque ora è addirittura possibile prevenire la fibrillazione atriale?

"Diciamo che oggi abbiamo una nuova arma a nostra disposizione; il dosaggio dell’omocisteina rappresenta un importante punto di partenza per la prevenzione della fibrillazione atriale".

Per comprendere l’importanza della scoperta è sufficiente considerare che la Fibrillazione Atriale aumenta di 4-10 volte il rischio di ictus. E non solo. Riuscire a prevenirla con un semplice prelievo ematico è ancora più importante se si considera che non sempre la fibrillazione manifesta chiaramente i suoi sintomi. Il battito caotico del cuore, in alcuni pazienti non viene avvertito e questo spesso comporta la scoperta della malattia quando ormai sono subentrati effetti ben più gravi. Senza considerare che, nel frattempo, il cuore si sfianca e si deteriora perché sfinito dalle continue palpitazioni.
Oggi, come detto, prima dell’intervento ablativo è necessario dosare l’omocisteina. In caso di iperomocisteinemia, sarà somministrata al paziente una cura a base di folati così da rientrare in valori normali.
L’acido folico, infatti, è una sostanza indispensabile, capace di convertire l’omocisteina in metionina. Dell’accumulo della prima, però, ci si accorge solo quando subentrano scompensi, danneggiamenti alle pareti dei vasi sangui, indebolimento delle ossa, o processi degenerativi come l’Alzheimer. Le cause di una alta concentrazione di omocisteina sono da rintracciare in uno stile di vita scorretto caratterizzato da scarsa attività fisica, fumo – la nicotina inibisce il metabolismo dei folati – abuso di alcool e dieta povera di alimenti contenenti acido folico.

Dottore per concludere, può dare qualche consiglio ai pazienti su come mantenere livelli normali di omocisteina?

"Sicuramente è buona prassi seguire una dieta varia e ricca di fibre. Importante è anche assumere cibi con alta concentrazione di acido folico e soprattutto evitare il fumo".
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