Cardiochirurgia mininvasiva: intervista al responsabile della cardiochirurgia e della chirurgia vascolare di GVM Care & Research
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Cardiochirurgia mininvasiva: intervista al responsabile della cardiochirurgia e della chirurgia vascolare di GVM Care & Research

Il dottor Giuseppe Speziale: «Investimenti e medici di livello internazionale. Così Anthea Hospital di Bari è diventata un’eccellenza»

 “Aprire il torace, oggi, deve essere l’ultima scelta di un cardiochirurgo. È ormai impensabile intervenire sulla valvola mitrale o aortica, di applicare un bypass o di ripristinare il normale ritmo della frequenza cardiaca con le tecniche tradizionali. È sufficiente una incisione di pochi centimetri.
 È tutto ciò che serve per poter curare valvulopatie e aritmie».

Il dottor Giuseppe Speziale (nella foto), responsabile della cardiochirurgia e della chirurgia vascolare di Anthea Hospital di Bari è uno dei massimi esperti del “cuore” in Italia. Laureatosi alla Sapienza di Roma, ha studiato e lavorato anche all’estero da Boston a Bruxelles per poi approdare a GVM Care & Research dove oggi è anche vicepresidente.

Dottor Speziale, Anthea Hospital di Bari è la struttura con più interventi al cuore del centro sud. Non è certamente un caso?

Dottor Speziale a GVM vengono effettuati circa il 15% degli interventi cardiochirurgici in Italia e Anthea Hospital di Bari è la struttura con più interventi al cuore del centro sud, anche Roma è dietro di voi. Non è certamente un caso?

«Certo, GVM Care & Research, gestisce in Italia ben 27 strutture sanitarie, e la quasi totalità convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale, investe in maniera costante risorse nel settore della cardiochirurgia. Non solo in attrezzature mediche ad alta tecnologia ma anche sulle risorse professionali e sulla formazione di operatori sanitari di alto livello».

Lei e il suo team adottate tutte le tecniche per curare il cuore ma utilizzate molto la tecnica mininvasiva. Ci spieghi meglio.

«È quella tecnica che consente di intervenire con incisioni molto ridotte rispetto a quella “tradizionale” a torace aperto, per operare sulla valvola mitralica e sulla valvola tri-cuspide. In particolare, viene eseguito un taglio di appena quattro centimetri, all’altezza del terzo spazio intercostale: grazie a una microcamera sterile inserita all’interno del torace, il chirurgo opera osservando il campo tramite un monitor»
 

Quali sono i vantaggi di un intervento mininvasivo?

«Sono molteplici, tra questi: un rapido recupero nel periodo post-operatorio dovuto in gran parte da una mancata apertura dello sterno che può favorire una più rapida guarigione delle ferite chirurgiche, riducendo così nettamente il rischio di infezioni; ma anche da una meccanica respiratoria che risulta meno compromessa, ottenendo in questo modo un sicuro vantaggio soprattutto per i pazienti anziani che presentano nel pre-operatorio patologie respiratorie. Inoltre, le perdite ematiche sono minori riducendo così la conseguente necessità di trasfusioni».

Tra le novità nel settore della cardiochirurgia mininvasiva c’è il MitraClip. Cos’è e cosa rende speciale questa procedura?

«Il riferimento al Mirtraclip è perfetto, perché rappresenta una grande innovazione per i pazienti inoperabili o ad alto rischio chirurgico. Il MitraClip è un dispositivo meccanico che consente di riparare la valvola mitralica per via percutanea (senza apertura del torace), ossia con una nuova tecnica che permette di trattare pazienti affetti da insufficienza mitralica, funzionale o degenerativa, altrimenti non candidabili. La procedura prevede, infatti, l’inserimento, attraverso catetere in vena femorale, di una piccola ”clip” che viene poi fatta avanzare fino al cuore. Qui, il dispositivo creerà un ponte tra i due lembi della valvola che hanno ceduto andando così a correggere l’insufficienza mitralica senza incisioni e/o circolazione extracorporea».

Il progresso in campo sanitario è strettamente legato all’investimento?

«Non solo, bisogna crederci. Il progresso non va fermato ma incentivato, così si migliora sempre, avendo come obiettivo primario la qualità della vita dei pazienti. Per questo, dico che anche i cardiochirurghi non possono e non devono opporsi all’innovazione che con prepotenza chiede di entrare nelle sale operatonie, ma di fare la propria parte per aiutare il malato ad intraprendere più velocemente la strada della guarigione. lo credo che la cardiochirurgia mininvasiva sia una strada da percorrere, visti i successi che riusciamo ad ottenere in GVM Care & Research».


Il MitraClip permette di operare nei casi difficili di insufficienza mitralica
 

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