Assistenza Ventricolare Meccanica
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Assistenza Ventricolare Meccanica

Nel 1963 il cardiochirurgo statunitense De Bakey (uno dei pionieri mondiali della Cardiochirurgia) impiantò con successo, in un paziente affetto da scompenso cardiaco avanzato, il primo sistema di assistenza ventricolare sinistra (Left-VAD) che, mediante l’interposizione una pompa, connetteva l’atrio sinistro all’arteria ascellare.

Da allora sono stati sviluppati diversi "device" (o VAD) il cui scopo è quello di supportare il circolo sistemico e/o polmonare, prelevando il sangue dal ventricolo insufficiente (destro, sinistro o entrambi) e sospingendolo, attraverso l’ausilio di una pompa, all’ interno dei vasi principali.

Si distinguono tre finalità principali dei sistemi meccanici di assistenza ventricolare
“Bridge to Transplantation” ("ponte" al trapianto cardiaco): l’ impianto di VAD in pazienti in attesa di trapianto, spesso necessario per il rapido deterioramento delle condizioni emodinamiche, è la più frequente indicazione all’ utilizzo dei sistemi di assistenza ventricolare. La sopravvivenza dei pazienti trapiantati, preventivamente supportati da un sistema di assistenza, è eccellente.
“Bridge to Recovery” ("ponte" al recupero funzionale del cuore nativo): in alcuni casi i sistemi di assistenza ventricolare possono essere utilizzati per dare il tempo necessario al cuore scompensato di recuperare la propria efficacia contrattile; si parla cioè di quelle condizioni in cui la disfunzione ventricolare è almeno parzialmente reversibile.

“Destination Therapy” (terapia a tempo indefinito): da circa dieci anni, i sistemi di assistenza ventricolare possono essere utilizzati nei pazienti con scompenso cardiaco terminale non candidabili al trapianto.
La sopravvivenza ad uno e due anni è significativamente maggiore di quella osservata col solo trattamento medico [52% vs 25% ad un anno; 23% vs 8% a due anni]. La diminuzione di mortalità si associa ad un miglioramento significativo anche della qualità di vita.

Malgrado il trapianto cardiaco sia a tutt’oggi la terapia che garantisce la miglior sopravvivenza e la migliore qualità della vita per i pazienti con scompenso cardiaco terminale, la sempre maggiore carenza di donatori rappresenta uno stimolo importante per la ricerca di sistemi di assistenza ventricolare sempre più sofisticati ed affidabili, di efficaci algoritmi di selezione e di protocolli di gestione clinica che minimizzino le complicanze e ottimizzino i risultati.

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