Cosa sono le valvole sutureless e quali procedure mininvasive si applicano a
Maria Cecilia Hospital di Cotignola (Ravenna): ce li spiega il
Dottor Mauro Del Giglio, Direttore dell’
Unità Operativa di Cardiochirurgia dell'Ospedale di Alta Specialità accreditato S.S.N.
Dottor Del Giglio, cosa sono le valvole cardiache sutureless e come funzionano?
“Le sutureless sono valvole i cui primi impianti risalgono a quasi 10 anni fa. Ma è nell’ultimo triennio che sono entrate a far parte dei dispositivi standard applicati nella risoluzione delle patologie valvolari. Dal punto di vista tecnologico rappresentano la soluzione di mezzo tra le protesi cardiache di tipo classico, applicate con ago e filo, aprendo il cuore ed asportando la valvola naturale malata, e quelle introdotte per via percutanea che non prevedono alcuna rimozione dei tessuti organici ma “lo schiacciamento” della valvola nativa verso le pareti dell’aorta per far posto alla nuova protesi. Le sutureless seguono le valvole cardiache tradizionali per la prima parte dell’intervento - cioè la rimozione dell’apparato valvolare danneggiato e difettoso - distaccandosi da queste nella fase di accomodamento nell’orifizio aortico, in quanto non necessitano di alcun punto di sutura: si autoespandono da sole - infatti sono montate su mini-telai metallici - e presentano alcuni vantaggi funzionali interessanti. Specie se utilizzate in pazienti molto anziani e fragili clinicamente, colpiti da malatta calcifica. Vantaggi riassumibili nella minor traumaticità sulla radice dell’aorta all’atto dell’inserimento e che permettono, opponendo meno resistenza alla pressione in ragione del loro supporto molto sottile, un maggior passaggio di sangue attraverso di esse. Vantaggio, quest’ultimo, ben quantificabile ed utile nelle persone piccole con un’evidente discrepanza fra la grandezza dell’aorta e il fisico in generale perché in forte sovrappeso o affette da obesità”.
La chirurgia della valvola aortica è dunque attuata solo con tecnica mininvasiva?
“Nel nostro Centro tutta la chirurgia della valvola aortica viene da tempo eseguita con approccio mininvasivo. Sia in ministernotomia (incisione di 5 cm a livello superiore dello sterno) sia in minitoracotomia (tra gli spazi intercostali e senza frattura ossea). Disponiamo di una casistica tra le più cospicue d’Italia e d’Europa con risultati clinici molto buoni: la mortalità a 30 giorni è dell’1,2% rispetto ad un indicatore regionale che negli anni si è sempre attestato tra il 2 e il 3%. Oltre 700 pazienti consecutivi operati, senza criteri di esclusione, tramite una procedura che per noi è già standard d’eccellenza. Pazienti, lo ricordo, con un’età media di 75 anni. I dati sui quali ci basiamo testimoniano sia la sicurezza della tecnica, sia l’ottimo accoglimento da parte dei malati che traggono da questa metodica un beneficio anche sotto il profilo psicologico. E, soprattutto, abbiamo potuto appurare come statisticamente parlando il rapporto, qui a Maria Cecilia Hospital, fra la minitoracotomia e l’approccio chirurgico tradizionale si confermi nettamente a favore della prima per la minor richiesta di trasfusioni di sangue”.
E per la chirurgia della valvola mitrale?
“Sempre negli ultimi anni, Maria Cecilia Hospital ha sviluppato a 360 gradi l’approccio mininvasivo anche nella
riparazione della valvola mitrale con il contributo di tutti gli operatori di Cardiochirurgia. Attraverso la minitoracotomia ripariamo più dell’85% dei casi d’
insufficienza mitralica. Ma oltre all’adozione delle tecniche a
bassa traumaticità confermate altresì nella chirurgia dell’aorta, quando praticabile, è la varietà clinica dei casi affrontati la caratteristica distintiva del Centro. Esiste un legame molto forte con gli specialisti in
Emodinamica per l’integrazione procedurale rispetto all’applicazione di valvole percutanee e altri dispositivi cardiaci sfruttando le vie d’accesso offerte dalla rete vascolare. In più Maria Cecilia Hospital annovera una delle
terapie intensive post-Cardiochirurgia più grandi del Paese (
24 posti letto): questo ci ha permesso di spostare in avanti l’asticella della complessità interventistica rappresentando in pieno il ruolo di Cardiochirurgia di riferimento dell’Asl Romagna (solo nel 2016 ci siamo occupati di circa 70 dissezioni aortiche acute). Infine, all’attività di rilievo va aggiunta la crescita continua e costante di un’équipe interna che sta via via acquisendo sempre maggiore competenza ed esperienza in virtù di un interesse speso nei confronti delle giovani leve che ha pochissimi esempi analoghi in altre parti d’Italia”.