Stress lavorativo e ritmi incalzanti hanno conseguenze sul cuore, ma quali attività professionali sono meno indicate?
Le persone che soffrono di malattie cardiache corrono il rischio di aggravare le loro condizioni quando svolgono attività di lavoro stressanti. Una relazione ormai assodata che viene confermata ancora una volta da alcuni recenti studi pubblicati sulla rivista Canadian Medical Association Journal e tesi proprio a evidenziare gli effetti della frenesia lavorativa sul cuore. Il tasso d'incidenza di eventi patologici coronarici in soggetti provati dall'attività professionale è oltre il doppio rispetto a quello d'individui che seguono un modus vivendi al riparo dalle fatiche emotive provocate dal lavoro.
Come agisce il lavoro sul cuore?
Il carico degli impegni e le preoccupazioni provocano dei cambiamenti sul sistema circolatorio (dall'aumento della pressione sanguigna sino alla produzione di ormoni "dello stress") e contribuiscono a sollecitare il sistema coagulatorio, con un aumento della concentrazione ematica di piastrine.
Lo stress incide nelle caratteristiche elettriche delle cellule cardiache e rende il cuore più vulnerabile rispetto a pericolose aritmie.
Tutto ciò si traduce nel rischio concreto di incorrere in aritmie e infarti del miocardio innescati da nervosismo e agitazione.
Complessa e articolata è la definizione dei fattori che contribuiscono a delineare il carico psicofisico. Quali sono quelli che ci influenzano maggiormente?
Le variabili che interferiscono con l'apparato cardiovascolare, perché generano stress, si possono dividere in: intrinseche al lavoro (e quindi sedentarietà, turni e carico delle prestazioni), legate alla carriera (dal livello retributivo sino alle prospettive future), organizzative e relazionali.
Lavori a rischio, chi corre più pericoli?
Profili di alto livello, basti pensare a manager, quadri o dirigenti, risentono in particolar modo delle pressioni derivanti da responsabilità e impegni.
Troppe ore trascorse in ufficio, sono poi generalmente accompagnate da scarsa attività fisica e da un’alimentazione non sempre corretta.
Sono queste le cause principali di un metabolismo rallentato e dell'insorgenza di malattie al sistema cardiovascolare.
Anche chi lavora di notte corre rischi. Sono numerosi gli studi che esaminano gli effetti sulla salute di quanti effettuano turni notturni. Per i turnisti i rischi di infarto, ictus ed eventi coronarici sono sensibilmente maggiori rispetto a quelli che corrono i lavoratori diurni: insonnia, ritmo circadiano alterato e riposo non adeguato influenzano notevolmente il nostro organismo, aumentando pericolosamente la pressione arteriosa.
Ci sono poi altre condizioni che possono concorrere ad appesantire il cuore sul luogo di lavoro. Codice rosso infatti anche per quanti lavorano a stretto contatto con piombo, cobalto, monossido di carbonio, solfuro di carbonio o idrocarburi alogenati. Su questo fronte, però molto è stato fatto: oggi l'esposizione a questo genere di sostanze è in larga misura regolamentata da misure adeguate sul piano tecnico, organizzativo e personale.
Altrettanto documentati sono, infine, i danni legati al rumore e alle variazioni climatiche. Se un aumento di 5 Decibel sul lavoro comporta in media un aumento della pressione sistolica di 0,5 mmHg, la dispersione termica in ambienti caldi provoca tachicardia e ipotensione, mentre temperature eccessivamente basse implicano vasocostrizione.
GVM Care & Research