L’inquinamento acustico è un problema molto diffuso e troppo spesso sottovalutato. Al contrario di quanto si possa pensare, rumori eccessivi e prolungati nel tempo come quelli generati dal traffico automobilistico e aereo, o semplicemente da un elettrodomestico in funzione, rappresentano un pericolo non solo per l’udito, ma anche per il cuore. In Europa, infatti, l’esposizione continua all’inquinamento acustico è riconducibile in alcuni casi a decessi causati da patologie cardiache, con un’incidenza pari al 3%.
A dimostrare le ripercussioni negative che il rumore può avere sul cuore, uno studio realizzato da alcuni ricercatori della Università di Cracovia. Gli studiosi hanno focalizzato la loro attenzione, sull'impatto che un suono forte come quello prodotto dal traffico aereo può avere sui livelli di pressione sanguigna nell’organismo di quanti abitano nei pressi di un aeroporto.
L’indagine, della durata di tre anni – ha monitorato 201 adulti di età compresa tra 40 e 65 anni: 101 risiedevano nelle vicinanze di aeroporti esposti a oltre 60 dB di rumore, le restanti 100 persone vivevano in aree molto più silenziose e tranquille, con un livello di rumore inferiore ai 55 dB. I risultati – ottenuti tramite elettrocardiogramma e determinazione dell’indice di massa corporea - hanno evidenziato che la pressione sanguigna era più alta nei soggetti esposti a oltre 60 dB rispetto all’altro gruppo, così come la velocità delle pulsazioni a livello delle arterie femorali, con una prevalenza del 40% contro il 24%.
Ma in che modo un rumore può danneggiare il cuore? Il rumore eccessivo e continuativo produce nell’organismo un aumento dei livelli di ormoni dello stress come cortisolo, adrenalina e noradrenalina che a loro volta influenzano in maniera negativa sia il sistema endocrino, immunitario che il sistema nervoso. Le complicazioni riguardano l’apparato cardiovascolare e possono essere di diversa natura: l’aumento della pressione sanguigna, l’irrigidimento delle arterie, l’ipertrofia ventricolare sinistra e l’alterazione della funzione diastolica. Tutti fattori di rischio per lo sviluppo di patologie cardiache.
L'inquinamento acustico è dunque un potenziale nemico del cuore. Al contrario basterebbe ridurre i rumori per ottenere benefici consistenti, anche a livello economico. Stando a ricerche recenti condotte negli Stati Uniti, si è stimato, infatti, che abbassare anche di soli 5 dB l’inquinamento acustico, potrebbe diminuire l’insorgenza di ipertensione dell’1,4 % e di disturbi cardiovascolari dell’1,8%, oltre a ridurre le spese sanitarie nei vari Paesi.
La prevenzione può cominciare dal singolo individuo nell’adozione di semplici atteggiamenti corretti e preventivi come ad esempio evitare di tenere gli auricolari per troppo tempo nelle orecchie, mantenere basso il volume della suoneria del proprio cellulare e trascorrere meno tempo in ambienti eccessivamente rumorosi che possono essere dannosi per il cuore.
GVM Care & Research