Fibrillazione atriale? Attenti alla tiroide.
Prevenzione

Fibrillazione atriale? Attenti alla tiroide.

C'è chi la scopre perché è costantemente stanco, c'è chi invece avverte la sua presenza per quel tratto tipico del 'cuore impazzito', c'è ancora chi non sa nemmeno di conviverci da tempo sinché le conseguenze non si fanno più gravi. È la fibrillazione atriale, una delle aritmie più diffuse, che colpisce, infatti, il 2% degli italiani.

Patologia che oggi, negli ospedali GVM Care&Research, viene curata e sconfitta con tecniche interventistiche moderne e minimamente invasive, come l'ablazione epicardica, ormai routine nelle équipe di cardiochirurgia GVM.

Non basta l'intervento, però, per dichiarare chiusa la battaglia alla fibrillazione atriale. Perché è necessario mantenere sempre un occhio vigile, soprattutto sulla tiroide. Quest'ultima, infatti, se mal funzionante può ostacolare la regolarità del ritmo cardiaco.

Un assunto per i cardiochirurghi GVM, confermato anche da uno studio condotto in Danimarca.
Il ricercatore Christian Selmer, del Gentofte University Hospital di Hellerup, ha analizzato 500mila pazienti, prevalentemente 50enni, sottoposti tra il 2000 e il 2010 al controllo degli ormoni tiroidei, valutando anche i dati riportati nelle cartelle cliniche per accertare una eventuale presenza di disfunzioni della ghiandola e del battito cardiaco. Nel 96% dei casi analizzati è stato riscontrato un eutiroidismo - ovvero la quantità degli ormoni prodotti non è alterata -, il 2% mostrava ipotiroidismo lieve, l'1% ipertiroidismo lieve, lo 0,7% soffriva di un evidente ipertiroidismo e lo 0,3% di ipotiroidismo di notevole entità.

Dall'analisi del quadro complessivo è emerso che una iperattività anche lieve della tiroide, è legata ad un rischio di insorgenza di fibrillazione atriale di ben due volte maggiore rispetto all'assenza di questa disfunzione. Tanto più basso sarà il livello di TSH tanto più alto sarà il rischio di insorgenza dell'aritmia.

Per contro l'ipotiroidismo è risultato connesso ad un minore rischio di fibrillazione atriale.
Ma perché esiste questa correlazione? Perché gli ormoni tiroidei sono direttamente coinvolti nel funzionamento del sistema cardiovascolare. In estrema sintesi questi aumentano la gittata cardiaca, la frequenza e la forza della contrazione del cuore e intervengono sulla velocità di circolo EF. Quest'ultimo è la Frazione di Eiezione, EF, valore utilizzato per misurare l'efficacia di pompa del cuore. È, infatti, la porzione di sangue che il cuore espelle dal ventricolo sinistro ad ogni battito. Una EF bassa è il chiaro segnale di un cuore che non pompa come dovrebbe, impedendo al sangue di raggiungere tutti gli organi.

Va tenuto conto, altresì, che esistono dei farmaci antiaritmici capaci di scatenare crisi tireotossiche con il conseguente peggioramento dell'aritmia. Ne è un esempio l'amiodarone, il consiglio se lo si assume è quello di tenere sotto controllo la ghiandola.

Il consiglio di programmare regolari controlli alla tiroide - basteranno ecografia e analisi del sangue da concordare con lo specialista - è valido non solo per chi assume tali farmaci e per chi ha subito un intervento di ablazione della fibrillazione atriale ma anche per chi non ha mai riscontrato alcuna anomalia del battito cardiaco. Nelle donne, soprattutto, sono frequenti le disfunzioni ghiandolari e, in più, con l'avanzare dell'età - e questo vale anche per gli uomini - è comune l'insorgenza di noduli capaci di alterare la funzionalità della ghiandola, ecco perché tenere alta l'attenzione è sempre opportuno.

 

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