La convinzione comune è che la stagione peggiore per il nostro cuore sia l'estate, del resto l'allarme e l'invito a proteggersi dal caldo improvviso ed eccessivo arrivano, sempre, da più parti. Ma non basta alzare la soglia d'allerta nei mesi caldi, anche l'inverno si rivela un nemico da non sottovalutare.
Lo confermano numerosi studi giunti alla stessa conclusione: con l'abbassarsi delle temperature cresce la percentuale di pazienti colpiti da malattie cardiovascolari. Uno dei primi effetti del freddo lo avvertono i 15milioni di italiani affetti da ipertensione. Le basse temperature comportano una maggiore costrizione dei vasi e, di conseguenza, l'aumento della pressione, della viscosità del sangue e del rischio di emorragie e ischemie.
Il primo consiglio, per tutti è quello di tarare il proprio sfigmomanometro, ovvero l'apparecchio per misurare la pressione. Anche piccoli scarti tra il valore pressorio effettivo e quello misurato, sono sufficienti per esporre a rischio. Se non se ne possiede uno allora è bene inserire con cadenza fissa e frequente il controllo della pressione da un medico o da un farmacista.
Importante è anche rivedere la terapia con il proprio specialista. Come in estate spesso si tende ad alleggerirla, così in inverno potrebbe essere rimodulata in senso opposto.
Questo vale anche e soprattutto per i pazienti angionosi, valvulopatici e affetti da cardiopatia ischemica. In quest'ultimo caso, se trattata solo farmacologicamente, occorre prestare particolare attenzione perché il cuore, per riscaldare il corpo, ha bisogno di aumentare frequenza e pressione sulle pareti arteriose.
Ed è proprio questo che sarebbe stato confermato dagli studiosi. I ricercatori dell'Università di Losanna, infatti, in collaborazione con i colleghi di diversi centri di ricerca, come l'IRCCS Neuromed di Pozzilli, hanno fatto il sunto di 24 studi effettuati in 15 Paesi del mondo realizzati valutando tutti i fattori di rischio nelle patologie cardiovascolari, colesterolo, pressione, glicemia, trigliceridi.
Il risultato era uguale per tutti: in inverno i valori di questi fattori si innalzano e con essi aumentano i casi di insorgenza della malattia. Stessi risultati ottenuti da un altro studio presentato durante il congresso dell'American Heart Association e che ha dimostrato come nei mesi freddi, infarti, ictus e malattie cardiovascolari aumentino del 26-36 per cento.
Bastano, però, alcune accortezze, oltre a quelle già dette, per potersi preservare da tutti i rischi appena citati.
È necessario, infatti, anche evitare un'alimentazione ricca di grassi e zuccheri e soprattutto fumo e alcool perché entrambi alterano la normale dilatazione dei vasi. Preferire, dunque, una dieta ricca di frutta e verdura, pesce e carni bianche, con un giusto consumo di carboidrati.
Buona norma sarebbe anche evitare sforzi, le temperature particolarmente rigide rendono il sangue più denso, i vasi più stretti aumentandone, quindi, il rischio di ostruzione. È consigliabile anche evitare attività che accelerino eccessivamente il battito cardiaco, uscire nelle ore più fredde, esporsi a sbalzi di temperatura passando da ambienti molto riscaldati a quelli esterni più freddi.
Il tutto, tra l'altro, consente di preservarsi anche dai malanni stagionali che potrebbero aggravare situazioni già a rischio.
Un ultimo accorgimento riguarda lo stress. Anche questo incide in maniera importante sulla salute del cuore. L'inverno è una stagione lavorativa intensa, comporta ritmi spesso troppo serrati che incidono negativamente sulla salute. Dunque, per quanto possibile, sarebbe opportuno limitare lo stress creandosi delle pause, anche se brevi.
GVM Care & Research