Anomalie del cuore il 40% degli italiani non sa di averle
Prevenzione

Anomalie del cuore il 40% degli italiani non sa di averle

Se ne è sentito parlare molto in questi ultimi giorni, quando il Marò Massimiliano Latorre ha subito un intervento chirurgico correttivo. Parliamo del forame ovale pervio: si tratta di una comunicazione tra l'atrio destro e l'atrio sinistro del cuore che, subito dopo la nascita, si chiude. Nel 15-30% della popolazione, invece, questo non avviene causando il passaggio di sangue tra l'atrio destro e l'atrio sinistro. Questa è l'anomalia che, nel caso del Marò, ha contribuito all'evento ischemico. A farci conoscere più da vicino la patologia è il dott. Giuseppe Visicchio, cardiochirurgo di Anthea Hospital di Bari e dell'Istituto Clinico Cardiologico di Roma.

Dott. Visicchio che relazione c'è tra questa anomalia e l'ictus?

«La presenza di una comunicazione tra atrio destro e atrio sinistro in età post-natale rappresenta una potenziale fonte trombo-embolica. Circa il 20% degli ictus ischemici sono di natura cardiogenetica ossia di origine cardiaca. Se negli anziani (over 55) le cause di ictus cardioembolico sono da ricercarsi nella formazione di trombi in atrio e ventricolo, nelle calcificazioni valvolari, nelle neoformazioni cardiache (fibroelastomi, mixomi ecc…), nei giovani (al di sotto dei 40 anni) sono da ricercarsi nelle patologie del setto interatriale (aneurismi o difetto) o nella pervietà del forame ovale ossia nella mancata fusione, nel post-parto, del septum secundum al septum primum. In questo caso l’eventuale formazione di trombi in auricola determina, attraverso il passaggio nella membrana interatriale (pervia), embolizzazione sistemica. Inoltre va evidenziato anche un aneurisma del setto interatriale (ASA) anch'esso responsabile di formazione trombotica ed eventuale ischemia cerebrale»

Chi soffre di questa patologia è destinato sempre ad avere qualche complicazione come avvenuto al fuciliere di Marina?

«Assolutamente no. Basti pensare che nei riscontri autoptici circa il 25-30% dei pazienti presentano forame ovale pervio o altre anomalie congenite del setto interatriale senza manifestazioni di sé».

Lo stesso tipo di intervento lo ha subito tempo fa anche il calciatore Antonio Cassano. Anche lui, come Latorre, dalla fisicità forgiata dall'allenamento e dallo sforzo fisico. Ecco perché in tanti si sono chiesti come fosse possibile sostenere una vita fisicamente impegnativa come la loro, continuamente sottoposta a controlli, senza mai avvertire sofferenza.

Quando è consigliabile intervenire per la chiusura del forame ovale pervio?

«Nei pazienti con ictus giovanile misconosciuto in cui sono presenti fattori di rischio quali: presenza di associato aneurisma del setto interatriale o rete di Chiari, passaggio di più di 15 microbolle per battito cardiaco, più di un evento ischemico, difetto maggiore di 4 mm. In questo caso si potrà optare in accordo con lo specialista per una chiusura percutanea (come nel caso dei suddetti personaggi) che tuttavia non è priva di rischi e di recidiva di eventi ischemici a distanza (3.5-10 % per anno) o intervento chirurgico mininvasivo che oramai rappresenta una procedura assolutamente sicura (rischio inferiore all’1%) con una degenza ospedaliera di pochi giorni».

Dottore è possibile non accorgersi mai di avere un'anomalia del genere nemmeno nei controlli a cui ci si sottopone nel corso della vita?

«Il forame ovale pervio è rilevabile nel 30-40% della popolazione adulta - mediante esame ecocardiografico transesofageo - sebbene sia fonte di sintomi solo in una piccola percentuale di essi. Invece la presenza di aneurisma del setto interatriale si verifica nel 2-10% della popolazione adulta con maggior esposizione a rischio di aritmie emboligene e trombosi venosa periferica».
 

Esistono dei sintomi che permettono quantomeno di far sorgere il dubbio di poter essere affetti da forame ovale pervio?

«Uno dei sintomi più comuni nei pazienti con forame ovale pervio è l’emicrania dovuta al passaggio attraverso la fossa ovale di amine vasoattive che altrimenti verrebbero neutralizzate attraverso il letto vascolo-polmonare e alla trombo embolia piastrinica con rilascio di fattori vasoattivi. Tuttavia tutti i sintomi neurologici più o meno sfumati possono essere una spia di un problema embolico a partenza cardiaca. Inoltre ci si può accorgere di una pervietà del forame ovale a seguito di sindrome da decompressione, amnesia globale transitoria, sindrome platipnea-ortodeoxia, una rara sindrome in cui si verifica desaturazione (bassi livelli di ossigeno nel sangue) e difficoltà respiratoria in posizione eretta, o in concomitanza di interventi chirurgici».
 

Esistono molti tipi di malformazioni cardiache che convivono in modo silente per molti anni. È possibile oggi diagnosticarli in età prenatale?

«Solitamente le malformazioni cardiache vengono diagnosticate in età prenatale soprattutto se il ginecologo è un esperto ecografista e soprattutto se determinano anomalie macroscopiche che spesso mettono in pericolo la sopravvivenza stessa del feto al momento della nascita anche perché tali malformazioni si associano a malformazioni di altri organi. Il forame ovale è fisiologicamente presente in età fetale in quanto necessario per la circolazione prenatale ed è allo stesso modo auspicabile che si chiuda nei primi giorni di vita del neonato».

Per concludere, come dovrebbe comportarsi un paziente che, invece, è a conoscenza di avere qualche anomalia cardiaca?

«In pazienti giovani con emicrania frequente, o con sintomatologia neurologica sfumata o conclamata è utile sottoporsi a controlli presso uno specialista cardiologo per evidenziare eventuale presenza di difetto del forame ovale. A volte basta eseguire una ecocardiografia con microbolle (basale e con manovra di Valsalva) ed un doppler transcranico per evidenziare passaggio di bolle da destra a sinistra e quindi di fare diagnosi di forame ovale pervio. 
La quantità di bolle di cui si evidenzierà il passaggio sarà indicativa inoltre anche della gravità e del rischio trombo embolico di tale patologia».
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