È uno degli esami del sangue meno prescritti e il 70% di quei pochi che lo fanno almeno una volta, non lo ripete più. Eppure l'acido urico, se in eccesso, sembrerebbe essere il nemico silente del cuore. Silente perché, fino ad oggi, era poco conosciuta la correlazione con le patologie cardiovascolari.
I dati confermerebbero questa teoria: il 40% degli infarti sarebbe, causato anche dalla iperuricemia.
Ciò che fa dell'acido urico in eccesso un nemico del cuore è il rischio che sulla parete delle arterie si depositino cristalli di urato. Questi, a loro volta, causano il deposito di colesterolo e, dunque, la formazione delle placche aterosclerotiche. In più la sintesi dell'acido urico comporta la formazione di una grossa quantità di radicali che favoriscono l'ossigenazione, alterando la funzionalità della parete dei vasi rendendola suscettibile all'aterosclerosi.
L'eccesso di acido urico, inoltre, aumenta il rischio di ipertensione arteriosa, danni renali e diabete.
Un problema, quello dell'iperuricemia, che riguarda 13 milioni di italiani. Ecco perché il Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani ha lanciato l'allarme nell'ultimo congresso nazionale.
Porre rimedio è possibile. Innanzitutto è opportuno inserire l'uricemia tra gli esami del sangue da fare periodicamente.
Fino a questo momento l'iperuricemia era associata solo a chi soffre di gotta, quindi controllato prevalentemente in questo tipo di pazienti. In realtà, ora che l'associazione tra elevati livelli di acido urico e il rischio d'insorgenza di infarto è chiara, sarebbe necessario che tutti ponessero costante attenzione.
L'alimentazione è quindi importante. La dieta, infatti, andrebbe modificata limitando l'assunzione di alimenti che apportano purine - acidi nucleici che portano alla sintesi di acido urico - e che si trovano in alta concentrazione nelle frattaglie, nella selvaggina, nel pesce azzurro e nei molluschi. Da limitare, inoltre, carni e pollame, insaccati, crostacei, piselli, fagioli, lenticchie e formaggi stagionati. Via libera, invece, a latte, uova, verdure, ortaggi, formaggi non stagionati, pasta e cereali. Buona norma, infine, è evitare bevande dolcificate, alcolici, bevendo invece una adeguata quantità di acqua.
Se il risultato dovesse svelare valori oltre i limiti, è bene comunque rivolgersi subito allo specialista che, sulla base di un valutazione complessiva del paziente, indicherà la terapia giusta per rientrare nei limiti.
GVM Care & Research