Il rapporto tra cuore e tiroide
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Il rapporto tra cuore e tiroide

La tiroide è una piccola ghiandola endocrina, a forma di farfalla, che si trova nella parte anteriore del collo; essa è costituita da due lobi (destro e sinistro), uniti tra loro da un ponte (istmo), e produce gli ormoni tiroidei, ossia ormoni a base di tirosina, che contengono rispettivamente 3 e 4 atomi di iodio (tiroxina o FT4 e la triiodotironina o FT3).
 
Questi ormoni sono fondamentali per il  funzionamento dell’organismo e controllano numerose funzioni metaboliche: regolano la temperatura del corpo e il metabolismo dei lipidi, favoriscono l’accrescimento,  promuovono la formazione del sistema nervoso nelle prime fasi di sviluppo e contribuiscono a regolare il sonno. Particolarmente importante è l’azione degli ormoni tiroidei sull’apparato cardiovascolare, soprattutto per quanto riguarda la frequenza cardiaca, la vasodilatazione o la vasocostrizione, la pressione arteriosa, e la contrattilità del muscolo cardiaco.
 
Gli ormoni tiroidei sono prodotti dalle cellule follicolari della tiroide e sono regolati dal TSH (un ormone prodotto dall'ipofisi, una ghiandola endocrina situata alla base dell’encefalo). A sua volta la secrezione di TSH è regolata dal TRH, un ormone prodotto dall'ipotalamo e che ha come bersaglio l'ipofisi anteriore. Grazie a un particolare meccanismo di regolazione, detto feedback negativo, la secrezione di TSH è a sua volta regolata dalla concentrazione degli ormoni tiroidei circolanti.
 
Insieme alla Dott.ssa Monica Mazzavillani, cardiologa presso Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA), vediamo quali sono le ripercussioni cardiovascolari delle disfunzioni della tiroide.  

Cosa succede alla tiroide quando si ammala? 

Le patologie della tiroide sono molte e riconoscono diverse cause.
Semplificando, possiamo suddividerle in base alle alterazioni della sua funzione, in ipertiroidismo (quando la quantità degli ormoni circolanti è eccessiva) e in ipotiroidismo (quando la tiroide produce meno ormoni).

Quali sono gli effetti cardiovascolari dell’ipertiroidismo?

L’ipertiroidismo è una disfunzione della tiroide che porta a un eccessivo rilascio nel sangue  di ormoni tiroidei, con importanti ripercussioni sul metabolismo. L’ipertiroidismo, infatti, accelera il metabolismo del corpo , con potenziali conseguenze sulla funzione cardiaca e sul metabolismo osseo.
Tra i fattori che possono determinare ipertiroidismo ci sono il morbo di Basedow-Graves, i noduli tiroidei, le infiammazioni della tiroide (tiroiditi) ed alcuni farmaci (per esempio, l’ amiodarone).
I principali sintomi legati al cuore sono la tachicardia e le palpitazioni, ma si può  arrivare a vere e proprie aritmie. La fibrillazione atriale è la complicanza cardiaca più comune dell’ipertiroidismo (presente nel 2-20% dei casi) ed è più frequente nell’età avanzata e in caso di cardiopatia pre-esistente.
In alcuni casi, meno frequenti, possono comparire anche ipertrofia ventricolare sinistra (causata da un aumento dello spessore delle pareti del cuore) e dispnea da sforzo, fino ad arrivare allo scompenso cardiaco (che tuttavia rimane una complicanza rara in assenza di una patologia cardiaca preesistente).
 
In assenza di concomitanti cardiopatie, il trattamento dell'ipertiroidismo porta in genere alla remissione degli effetti cardiovascolari. Nei pazienti cardiopatici la gestione dell’ipertiroidismo è invece molto più complessa ed è necessaria la collaborazione tra cardiologo ed endocrinologo. 

E in caso di ipotiroidismo?

L’ipotiroidismo è caratterizzato da sintomi e manifestazioni cliniche opposte rispetto  all’ipertiroidismo. Uno dei più frequenti sintomi cardiovascolari è la bradicardia, che in genere non comporta complicanze. L'aumento delle resistenze vascolari sistemiche può portare a un aumento della pressione arteriosa diastolica e in alcuni casi si può presentare anche un versamento pericardico. Generalmente queste alterazioni tendono a regredire non appena viene ripristinata la normale funzione della tiroide.
La presenza di altri fattori di rischio, quali ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, iperomocisteinemia, anomalie dell’emostasi, alterazione della vasodilatazione endotelio-dipendente, possono contribuire a complicanze a livello delle coronarie, che può essere del tutto asintomatico e  fino a quando il paziente non inizia il trattamento ormonale sostitutivo.

Qual è il ruolo del cardiologo? 

In caso di alterazioni della funzionalità tiroidea è necessario fare una valutazione cardiologica completa del paziente, soprattutto se si tratta di un paziente cardiopatico.
Tra gli esami consigliati ci sono l’Holter ECG delle 24 ore (per valutare la presenza di eventuali aritmie) e un ecocardiogramma (per studiare la morfologia del cuore e la contrattilità cardiaca). Nei pazienti con elevato rischio cardiovascolare è consigliabile anche uno studio delle coronarie (mediante TC cardiaca con calcium score o TC coronarica).
 
Ricordiamo infine che per le malattie tiroidee esiste una spiccata familiarità per cui, se in famiglia ci sono persone affette da malattie tiroidee, il suggerimento è quello di eseguire gli esami della tiroide (un semplice esame del sangue che misura il livelli circolanti di fT3, fT4 e TSH) e sottoporsi ad una ecografia tiroidea, anche in assenza di sintomi specifici.
 
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