Il Professor Giuseppe Speziale, coordinatore delle Cardiochirurgie di GVM Care & Research, ci spiega quanto il ruolo del cardiochirurgo debba essere inserito in un contesto di “squadra” per consentire la buona riuscita dell’intervento di riparazione della valvola mitrale.
Quanto conta l’expertise del cardiochirurgo per un buon intervento?
Tengo a precisare che il cardiochirurgo è un pezzo importante del sistema che però si deve muovere come un’orchestra. E nel team tutti devono sapere cosa fare e cosa comporta il proprio ruolo. Soprattutto nella chirurgia mininvasiva. La best practise è una somma di migliore risultato e minore impatto sul paziente, questo è l’obiettivo al quale puntiamo.
Inoltre, conta tantissimo la volontà del cardiochirurgo di aggiornarsi sempre, stando al passo con le nuove tecnologie a disposizione per questo tipo di intervento.
È corretto dire che il cardiochirurgo è una figura di riferimento non solo in ambito operatorio?
Certamente, soprattutto perché gli studi dimostrano che sempre più spesso i pazienti arrivano tardi all’intervento per una mancata prevenzione tempestiva e spesso sono addirittura inoperabili. Il cardiochirurgo dev’essere un punto di riferimento per i pazienti prima ancora di entrare in sala operatoria, proprio per impostare un percorso di cura corretto dall’inizio.
Le patologie mitraliche quanto sono diffuse in Italia?
Queste patologie si sono molto sviluppate negli ultimi anni. Inizialmente erano legate alle patologie reumatiche, quindi alla stenosi. Attualmente, invece, con l’allungamento dell’aspettativa di vita l’insufficienza mitralica ha preso sempre più piede fra i pazienti. Per questo l’incidenza, che spesso è sottostimata, deve essere contrastata il più possibile prevedendo una diagnosi precoce ed eccellente, con un trauma molto più basso per i pazienti.