Stenosi aortica: nuova indicazione estende TAVI anche ad asintomatici
Interventi chirurgici

Stenosi aortica: nuova indicazione estende TAVI anche ad asintomatici

Uno studio USA sottolinea come non ci sarebbe alcun vantaggio nell’attendere e nel non intervenire subito con la procedura mininvasiva.

La TAVI, procedura mininvasiva per la sostituzione di valvola aortica, grazie alle innovazioni che riguardano tecnologie e materiali riveste un ruolo sempre più importante tra i trattamenti personalizzati per pazienti di cardiologia e cardiochirurgia.

Tuttavia, in Italia, questo intervento transcatetere non è utilizzato quanto indicato da nuove evidenze scientifiche sulla procedura. A spiegarlo è la Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE), che ne ha parlato durante il suo 45esimo Congresso nazionale a Milano.

Abbiamo chiesto al Dott. Alfredo Marchese, specialista GISE e responsabile dell’équipe di Emodinamica e Cardiologia Interventistica di Ospedale Santa Maria di Bari, quanto è importante la nuova indicazione che estende TAVI anche a pazienti asintomatici.

TAVI: cos’è

La TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation) consente di impiantare una valvola aortica transcatetere in soggetti affetti da stenosi valvolare aortica severa.

La stenosi valvolare aortica è un restringimento patologico della valvola, che ha subito un deterioramento irreversibile. Tra le conseguenze di questa ostruzione ci sono:
  • riduzione della quantità di sangue che fluisce verso gli organi, in particolare nei momenti di sforzo;
  • ipertrofia (ingrossamento) del ventricolo cardiaco sinistro, con conseguente sforzo per l’espulsione del sangue causato dalla ridotta funzionalità della valvola.
Si tratta di una condizione che influisce molto negativamente sulla capacità di contrazione del cuore, portando anche a scompenso cardiaco e morte improvvisa.

Caratteristica “subdola” di questa patologia è la sua asintomaticità, in quanto il muscolo cardiaco può ruscire anche a lungo a compensare il malfunzionamento della valvola. In fase più avanzata, il paziente affetto può presentare sintomi come dispnea, dolore al petto, affaticamento e successiva sincope.

La procedura TAVI è indicata anche nei soggetti che non sono candidabili all’intervento chirurgico tradizionale, che richiede un’operazione a cuore aperto e l’utilizzo della circolazione extracorporea. Per questo, è effettuata su pazienti con età molto avanzata o con altre patologie come insufficienza renale, tumori, problematiche respiratorie.

Si tratta, infatti, di un trattamento mininvasivo. La nuova valvola (un device di natura biologica) viene impiantata per via percutanea (transfemorale o transapicale), con il vantaggio di ridurre le complicanze durante l’intervento, quelle post-operatorie (formazione di trombi o emboli, sanguinamento dell’area di accesso, insorgere di aritmie) e i tempi di recupero.

L’indicazione per i pazienti con stenosi aortica grave asintomatica

La Società Italiana di Cardiologia Interventistica ha evidenziato come in Italia la media di TAVI eseguita sia di 220 procedure per milione di abitanti ogni anno, mentre il fabbisogno stimato sia di 350-400 interventi (con un divario tra le regioni, in cui il dato varia da 108 a 294 interventi per milione di abitanti).

A oggi, il percorso che prevede la TAVI è proposto solo a pazienti con stenosi aortica grave sintomatica, ma un recente studio sottolinea come la rosa dei candidati possa essere con successo estesa anche ai pazienti asintomatici.

Gli specialisti italiani, durante il congresso milanese, hanno fatto riferimento a un importante studio scientifico, il trial EARLY TAVR, presentato al congresso internazionale della Cardiologia Interventistica, TCT - Transcatheter Cardiovascular Therapeutics, che si è tenuto a Washington tra il 24 e il 30 ottobre 2024.

Il lavoro ha interessato 75 centri negli Stati Uniti e in Canada e 901 soggetti con un’età media di 75,8 anni, affetti da stenosi aortica severa. Tra questi, 455 sono stati sottoposti a una TAVI precoce, mentre 446 sono stati monitorati. I pazienti sono stati controllati in media nei 3,8 anni dall’inizio del trial: in quelli sottoposti a una TAVI precoce si è riscontrato un rischio ridotto di più del 15% di morte, ictus o ricovero, rispetto ai pazienti solamente monitorati.

I dati sottolineano come non ci sarebbe alcun vantaggio, nei pazienti asintomatici, nell’attendere e nel non intervenire subito con una procedura minvasiva come la TAVI. Infatti, il 26% dei pazienti coinvolti ha manifestato comunque i sintomi entro 6 mesi e il 50% entro un anno. Oltre il 70% ha avuto bisogno di una sostituzione della valvola aortica entro 2 anni, e circa il 40% ha sviluppato sintomi avanzati o acuti, come insufficienza cardiaca grave, sincope, arresto cardiaco o edema polmonare.

Alla luce dell’attuale situazione in Italia e di queste nuove evidenze scientifiche, considerando i vantaggi delle tecniche TAVI, la Società Italiana di Cardiologia Interventistica auspica che sia possibile individuare, in accordo con le istituzioni, le modalità più adatte per oltrepassare le criticità e ottimizzare gli esiti delle procedure, per un miglioramento della qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie.

 
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