Come indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, praticare una
regolare attività fisica - moderata o intensa - contribuisce a migliorare la qualità della vita, influendo positivamente sullo stato di salute. Tra l’altro, riduce la mortalità del 20-35%; aiuta a prevenire le patologie metaboliche e cardiovascolari (con una diminuzione del rischio di coronaropatie e ictus tra il 20% e il 35%) e neoplastiche (cancro della mammella al -20% e tumore del colon tra il 30% e 50% in meno); abbassa il rischio di diabete di tipo 2 del 35-50%. Tuttavia, un
allenamento ad alta intensità o molto frequente può avere anche un altro tipo di impatto sul fisico: si tratta di un insieme di cambiamenti che coinvolge il muscolo cardiaco, che è poco conosciuto e prende il nome di
sindrome del “cuore d’atleta”.
Delle caratteristiche del cuore d’atleta, di come viene diagnosticato e dell’eventuale necessità di trattamento abbiamo parlato con il
dott. Kia Vaziri Farahani, responsabile dell’U.O. di
Cardiologia di
Città di Lecce Hospital.
Cuore d’atleta: cos’è
Con cuore d’atleta si indica una
sindrome caratterizzata da un insieme di cambiamenti, anatomici e funzionali, che interessano il cuore in soggetti che si allenano frequentemente ad alta intensità o, comunque, per più di un’ora quasi tutti i giorni.
Si tratta di veri e propri adattamenti che l’apparato cardiovascolare mette in atto in presenza di attività fisica di resistenza e di potenziamento intensa e prolungata nel tempo, presenti più marcatamente nell’uomo che nella donna. Tra queste modificazioni troviamo l’
aumento della massa muscolare del ventricolo sinistro, dello
spessore della parete e delle
dimensioni della cavità (per l’incremento di volume e pressione sanguigni) e la
diminuzione della frequenza cardiaca a riposo (come conseguenza dell’aumento della gittata). In sostanza, il cuore risulta “ingrossato”.
I sintomi della sindrome del cuore d’atleta
Non esistono sintomi specifici del cuore d’atleta, e spesso la diagnosi viene formulata nel corso di accertamenti condotti per un’altra causa. Ci sono, però, alcuni segnali che possono presentarsi, tra cui:
- bradicardia (battito cardiaco lento o irregolare);
- una pulsazione della punta del ventricolo sinistro spostata lateralmente e ingrandita;
- polsi carotidei forti.
Diagnosi e trattamento
Alla diagnosi del cuore d’atleta si arriva generalmente
per esclusione. Le modificazioni che interessano il cuore in questo caso e i segni tipici della sindrome, infatti, possono essere causati anche da patologie cardiache come cardiomiopatie, cardiopatie ischemiche, insufficienza cardiaca, displasia aritmogena del ventricolo destro. Il cuore d’atleta viene escluso prima di tutto con l’esecuzione dell’
elettrocardiogramma e, in seconda battuta, dell’
ecocardiografia. In rare situazioni, possono essere dirimenti la
Risonanza Magnetica o un
ECG sotto sforzo.
Il cuore d’atleta, una volta diagnosticato,
non necessita di alcun trattamento. I cambiamenti strutturali causati dall’incremento di lavoro sono reversibili, al contrario dei sintomi simili causati da patologie cardiache vere e proprie. Diminuendo gli allenamenti, i segni riscontrati regrediscono. Proprio la sospensione dell’attività fisica, del resto, è utilizzata dagli specialisti nei residui casi dubbi in cui non si è potuta escludere del tutto, grazie alle indagini strumentali, la presenza di patologie cardiache.