Le sostanze stupefacenti aumentano il rischio di eventi acuti?
Stile di vita

Le sostanze stupefacenti aumentano il rischio di eventi acuti?

Le sostanze stupefacenti hanno un impatto negativo estremamente importante sulla salute, anche su quella cardiovascolare. 

Il dott. Mario Siro Brigiani, responsabile della Cardiologia di Anthea Hospital a Bari, fa chiarezza sul rapporto tra droghe, cuore e rischio di eventi acuti come l’infarto.

Le sostanze stupefacenti aumentano davvero il rischio infarto?

Quasi tutte le droghe purtroppo hanno anche un effetto negativo nei confronti del sistema cardiovascolare. In particolare alcune, come ad esempio la cocaina che è uno degli stupefacenti più consumati, può creare grandi problemi al cuore.

Gli stupefacenti hanno un effetto stimolante nei confronti del sistema cardiovascolare: fanno aumentare la pressione e la frequenza cardiaca. Contestualmente però hanno un effetto sui vasi sanguigni, impedendone la dilatazione. Di fatto sono antagonisti di alcune sostanze prodotte da un apparato cardiovascolare in salute come l’ossido nitrico.

Quindi da un lato aumentano frequenza e pressione, ma dall’altro impediscono alle arterie di dilatarsi correttamente. In questo modo, i vasi non possono sopportare il sovraccarico e aumenta il rischio infarto

Si parla proprio di infarto da discrepanza, poiché l'apporto di sangue al cuore non è sufficiente a compensare le esigenze di quel momento, a causa dei due meccanismi contrapposti provocati dalla stessa sostanza stupefacente.

Risulta abbastanza frequente nei soggetti giovani che fanno uso ed abuso di sostanze.

I danni sono a lungo termine?

Il rischio cardiovascolare rimane nel tempo anche sospendendo l'uso. Infatti è stato dimostrato che chi aveva abusato di cocaina, o eroina o anche marijuana, aveva un rischio maggiore di aterosclerosi, e cioè di formare le placche all’interno delle arterie (e in particolare le coronarie)

Quindi possono verificarsi situazioni in cui un giovane paziente quarantenne che per anni ha abusato di sostanze stupefacenti presenti un quadro di arterie coronariche paragonabile a quello di una persona anziana di settant’anni.

A favorire l’aterosclerosi precoce è sempre quel meccanismo che abbiamo descritto prima: riducendo il calibro delle arterie e aumentando la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca, si generano delle lesioni endoteliali dei vasi, che portano poi alla costituzione delle placche aterosclerotiche.

Per chi sviluppa una dipendenza e affronta un percorso di disintossicazione, c’è un rischio cardiovascolare durante la fase di astinenza?

Sì, durante la disintossicazione esistono dei rischi cardiovascolari, mentre si innesca una corte di sintomi che portano ad aumentare la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca. Il paziente manifesta sintomi di tipo depressivo, agitazione psicomotoria, sbalzi di umore repentini. Sono sintomi tipici di uno stato di agitazione a cui il corpo risponde con l’aumento della pressione e della frequenza, appunto, come se il sistema cardiovascolare fosse sempre sotto sforzo.

Infatti nella terapia di disintossicazione rientra anche la terapia farmacologica: da un lato si prescrivono farmaci per sostituire le sostanze stupefacenti, simili alle droghe che hanno causato la dipendenza, ma che possono essere progressivamente ridotti e infine eliminati; dall’altro, si somministrano farmaci cardiovascolari per il controllo della pressione sanguigna. 

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