La cardiochirurgia mininvasiva è un approccio che permette di eseguire gli interventi eseguendo piccole incisioni sul torace o sullo sterno. Molti interventi oggi, anche in casi di grande complessità, possono essere realizzati con un approccio mininvasivo, con vantaggi rilevati per il paziente dal punto di vista clinico ed estetico.
Ne parla il prof. Carlo Savini, Responsabile dell’U.O. di Cardiochirurgia di Maria Cecilia Hospital, a Cotignola (RA).
Quali sono le tecniche mininvasive utilizzate in cardiochirurgia?
Oggi la cardiochirurgia può avvalersi di molte tecniche mininvasive, a partire dalla riduzione dei tagli chirurgici in sternotomia e in toracotomia con significativa riduzione dell’impatto sulla cassa toracica. In questo modo si possono eseguire ad esempio alcuni interventi di chirurgia riparativa e/o sostitutiva valvolare, ma anche di bypass coronarici.
Ci sono poi le tecniche percutanee endovascolari, che si eseguono accedendo al cuore attraverso puntura dei vasi sanguigni, come nel caso dell’angioplastica.
Anche alcuni interventi complessi, come il trattamento degli aneurismi dell’aorta e delle dissecazioni aortiche, possono essere realizzati avvalendosi o di accessi chirurgici miniinvasivi o di tecniche endovascolari, a seconda dei casi.
Inoltre, i progressi tecnologici oggi permettono di realizzare interventi di chirurgia valvolare senza taglio chirurgico. È il caso di MitraClip per la riparazione della valvola mitralica con tecnica percutanea, o della TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation), cioè la sostituzione della valvola aortica con accesso percutaneo vascolare periferico.
La cardiochirurgia oggi si avvale sempre più di soluzioni ibride, dove il supporto della cardiologia interventistica consente di affrontare con approcci mininvasivi anche situazioni molto complesse.
Quali sono i vantaggi per il paziente?
Per tutti i pazienti, la cardiochirurgia mininvasiva è meno traumatica. La sola riduzione delle dimensioni del taglio chirurgico consente di preservare i tessuti e, così, ridurre i rischi maggiori di sanguinamento postoperatorio e le complicanze infettive. Rispetto alle tecniche tradizionali dove è prevista la sternotomia completa, gli approcci in minitoracotomia non ledono le strutture ossee e tali vantaggi sono ulteriormente evidenti. Oltre alla riduzione dei rischi operatori, si ottiene anche un migliore controllo del dolore post-operatorio.
Negli interventi di chirurgia maggiore, quali quelli di cardiochirurgia, il fattore estetico non è la priorità, ma le attuali tecniche mininvasive, a parità di qualità di trattamento, consentono al paziente, grazie alle incisioni ridotte, di avere una percezione dell’intervento meno traumatica.
Nel caso della toracotomia mininvasiva, ad esempio, si esegue un’incisione ai 5 cm nel lato destro del torace. Negli uomini si realizza nel quarto spazio intercostale. Nelle donne, invece, si preferisce incidere al di sotto della piega mammaria, dove la cicatrice risulta nascosta.
Il fattore estetico non è solo apparenza, ma è importante anche dal punto di vista psicologico, dal momento che per molti pazienti la cicatrice può rappresentare lo stigma della patologia e della condizione di “malato”.
Com’è cambiato il trattamento dei pazienti fragili?
Grazie all’adozione delle tecniche mininvasive è possibile intervenire anche sui pazienti fragili, ovvero su pazienti con comorbilità importanti. La chirurgia tradizionale può essere ancora eseguita vantaggiosamente per patologie severe su soggetti che presentano un quadro clinico stabile, ma può essere mal tollerata dai pazienti più fragili.
Considerata anche la crescente longevità della popolazione, la cardiochirurgia mininvasiva rappresenta una speranza di trattamento anche per pazienti molto anziani, con un recupero più rapido della routine quotidiana.
Tuttavia bisogna sottolineare che la scelta della tecnica da utilizzare dipende sempre da una valutazione complessiva dello stato di salute del paziente e che ogni trattamento deve essere personalizzato, per bilanciare rischi e benefici.
Quanto è importante lavorare in un team multidisciplinare in cardiochirurgia?
La valutazione multidisciplinare del paziente è sempre più fondamentale. In primis, gli approcci di cardiochirurgia mininvasiva sono spesso eseguiti in sale ibride perché si usano in combinazione con le tecniche di cardiologia interventistica e emodinamica. Quindi la collaborazione tra il cardiochirurgo e il cardiologo interventista è spesso necessaria, ormai.
Ma entrano in ballo molti altri specialisti, a seconda delle patologie del paziente: cardiologo, diabetologo, endocrinologo, fisiatra, solo per citarne alcuni. Molto spesso è importante coinvolgere anche lo psicologo nella presa in carico del paziente che deve affrontare la patologia e l’intervento.
La cardiochirurgia moderna mette il paziente al centro, per costruire un piano terapeutico personalizzato. Da questo punto di vista, mininvasività e multidisciplinarietà sono due facce della stessa medaglia.