Patologie cardiache: le tecniche percutanee all’avanguardia per trattamenti chirurgici sempre meno invasivi
Interventi chirurgici

Patologie cardiache: le tecniche percutanee all’avanguardia per trattamenti chirurgici sempre meno invasivi

Secondo i dati riportati durante l’incontro “Verso la Giornata Mondiale del Cuore”, organizzato alla Camera dei Deputati nel settembre 2024, in Italia la prima causa di mortalità, con più di 210.000 decessi nel 2021, è rappresentata dalle malattie cardio, cerebro e vascolari. Tra gli aspetti della “fotografia” della salute del cuore del paese, però, ci sono anche i progressi dei trattamenti, che grazie all’innovazione tecnologica sono sempre meno invasivi.
Delle tecniche percutanee in caso di sostituzione della valvola aortica e di chiusura del PFO abbiamo parlato con il Dott. Alessandro Furgieri, Responsabile dell’Unità Operativa di Emodinamica e Cardiologia interventistica di Città di Lecce Hospital, team che esegue tutti i tipi di intervento cardiaco, da quelli alle coronarie a quelli alle carotidi.

TAVI percutanea: che cos’è e come si esegue

L’intervento di TAVI percutanea è un impianto di valvola aortica con protesi biologica transcatetere.
In fase di sperimentazione, si trattava di un intervento indicato solo nei pazienti non operabili con la chirurgia tradizionale a causa delle controindicazioni dovute a fattori come l’età o la presenza di una serie di patologie. Con i miglioramenti di procedura e device e con l’arrivo dei primi risultati, le indicazioni sono state ampliate e, in base alle ultime linee guida europee, è possibile impiantare la valvola con tecnica percutanea in tutti i pazienti sopra i 75 anni.
L’impianto della TAVI (a prescindere dalla tecnica utilizzata) è una procedura dedicata a soggetti con stenosi valvolare aortica sintomatica, che sviluppano cioè una delle seguenti tre problematiche:
  • angina
  • dispnea
  • sincope
Si tratta di sintomi che portano a un peggioramento notevole della prognosi, tanto che il 50% dei pazienti con stenosi valvolare aortica con sintomi arriva al decesso a 6 mesi dalla loro comparsa, se la patologia non viene trattata.

Come si esegue

Per poter eseguire l’intervento è fondamentale che la struttura ospedaliera presenti determinati requisiti, come la presenza del reparto di Cardiochirurgia e di una sala ibrida, utilizzata già da diversi anni a Città di Lecce Hospital, in cui eseguiamo dalle 80 alle 100 TAVI all’anno.
Si tratta di una procedura complesso che necessita di un’équipe multidisciplinare, che comprenda il cardiologo clinico, il cardiochirurgo, il cardiologo interventista e l’anestesista, per valutare un percorso personalizzato per il paziente in base alle condizioni di partenza ed esigenza, il tipo di valvola da impiantare e l’accesso (dall’arteria femorale, il più utilizzato, o, in caso di difficoltà, dalla succlavia o da un accesso transapicale).
Durante l’intervento il paziente è sveglio, leggermente sedato e con un’anestesia locale. Attraverso l’accesso viene inserito un introduttore (un tubicino) di 5 mm di diametro, che consente di far scorrere e impiantare la protesi biologica aortica, rilasciandola direttamente dentro la valvola calcifica e stretta del paziente.
Se confrontata con quella della sostituzione di valvola aortica con la chirurgia tradizionale, la durata media della TAVI è ottima e gli studi riportano follow-up a 10 anni e fino a 14 anni nei pazienti più anziani, i più trattati. Inoltre, è un intervento riproducibile e, in caso di deterioramento precoce della valvola, è possibile impiantare all’interno del device precedente un’altra valvola via catetere.
I vantaggi rispetto a un intervento tradizionale a cuore aperto sono diversi, minore stress legato alla procedura, cicatrici poco evidenti e, soprattutto, tempi di degenza ridotti e di recupero più rapidi per il paziente.

Chiusura percutanea del PFO

Cos’è il PFO

La sigla PFO indica la Pervietà del Forame Ovale, cioè un mancato accollamento delle due membrane tra atrio destro e atrio sinistro del cuore che, dopo la nascita, non rimangono ben chiuse e lasciano aperta una piccola finestra. Attraverso questo piccolissimo buco potrebbero passare dei microtrombi, microemboli, che potrebbero arrivare nelle arterie cerebrali e causare possibili ictus.

La chiusura percutanea della Pervietà del Forame Ovale

Il PFO è un’anomalia congenita del cuore comunissima, che interessa circa il 25% della popolazione. Si interviene, generalmente nella fascia di età tra i 18 e i 65 anni, solo in caso di evento ischemico cerebrale (che potrebbe anche essere dovuto ad altre patologie, che vanno comunque escluse prima di focalizzarsi sul PFO).
Oggi si interviene con un trattamento chirurgico mininvasivo, chiudendo questo piccolo “buco del cuore” per via percutanea, tramite accesso venoso femorale, in sedazione per inserire la sonda. Si tratta di una procedura semplice, della durata di 20-40 minuti, durante i quali viene rilasciato un device dalla forma di doppio ombrellino. Dopo l’intervento, il paziente non deve essere ricoverato in terapia intensiva e il giorno successivo alla procedura viene dimesso. La chiusura percutanea consente una riduzione del 95% di possibilità di ictus nei pazienti operati.

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