Spesso preceduta da esami di primo livello, la coronarografia si rivela molto preziosa quando è necessario visualizzare il lume interno delle coronarie alla ricerca di restringimenti e ostruzioni. Durante la visita cardiologica è proprio lo specialista cardiologo a optare per la sua esecuzione, sempre in assenza di controindicazioni.
Perché e come si fa la coronarografia
In genere, il paziente si sottopone a una visita specialistica quando sente dolore al petto, al collo o al braccio, alla mandibola o allo stomaco, possibili segni di ostruzione delle coronarie. A maggior ragione, l’esame viene prescritto quando il paziente riferisce cardiopatie congenite, valvulopatie, traumi e insufficienza cardiaca. La coronarografia serve anche pianificare o verificare la fattibilità di interventi chirurgici al cuore, precedere un’angioplastica o controllare le condizioni post-intervento del paziente.
In sintesi, questo esame radiologico prevede la seguente procedura, con il paziente disteso sull’apposito lettino radiologico, lievemente sedato e sempre monitorato nei parametri vitali: si introduce un catetere cardiaco nel sistema vascolare dopo aver aperto un punto di ingresso (localmente anestetizzato) nell’inguine o nel polso; il cardiologo posiziona un apposito dispositivo sul torace del paziente per attivare la scansione a raggi X; il catetere arriva al cuore e il medico lo utilizza per iniettare il liquido di contrasto che consentirà di visualizzare tutte le eventuali alterazioni all’interno delle coronarie.
Non si tratta di una procedura dolorosa e, sebbene non sia esente da rischi e complicanze, l’evoluzione tecnologica e la preparazione degli specialisti l’hanno resa sempre più affidabile.
Il post-intervento: degenza e convalescenza dopo la coronarografia
Una delle domande che spesso si fa il paziente è: quanti giorni di ospedale servono per fare la coronarografia? Tutto dipende dalle condizioni di partenza, dall’urgenza del ricovero e dalla possibilità di associare immediatamente all’esame un intervento di angioplastica. In media, il tempo di degenza può andare da 1 a 3 giorni.
Nelle prime ore, il paziente deve tornare a letto, sempre monitorato costantemente. Se il catetere è stato inserito dal polso, il tempo di riposo va dalle 2 alle 4 ore, se è stato inserito dall’inguine, deve prendersi qualche ora di riposo in più.
Dopo le dimissioni, il paziente deve ricordare di:
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Idratarsi regolarmente in modo da eliminare il liquido di contrasto dall’organismo
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Evitare sforzi e attività pesanti
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Evitare bagno e doccia completi durante la prima settimana
Essenziali sono naturalmente tutte le indicazioni del cardiologo, in merito sia ai tempi di recupero, sia al trattamento della ferita. Il paziente deve contattarlo immediatamente (o eventualmente raggiungere l’ospedale più vicino) nel caso in cui la ferita si gonfi, sanguini copiosamente, si infetti o faccia molto male: se infatti è assolutamente normale nei primissimi giorni un po’ di dolore al braccio o al polso dopo la coronarografia, esso non deve estendersi più del dovuto in termini di tempo o localizzazione. La medesima attenzione deve essere posta nei confronti di eventuali sintomi, come dispnea e dolore al torace. Anche in questo caso, non è allarmante un leggero senso di stanchezza dopo la coronarografia (soprattutto se seguita da angioplastica), ma il paziente deve rivolgersi subito al medico se avverte molta debolezza o principi di svenimento.