A Maria Cecilia Hospital nasce l'Unità di Cardiochirurgia Transcatetere
Interventi chirurgici

A Maria Cecilia Hospital nasce l'Unità di Cardiochirurgia Transcatetere

Le patologie cardiovascolari sono le malattie più frequenti al mondo dopo le oncologiche e si manifestano spesso in maniera improvvisa. In Emilia Romagna, si registrano oltre 65.000 portatori di cardiopatia ischemica e sono circa 20.000 i pazienti con scompenso cardiaco.

Da questa consapevolezza nasce a Maria Cecilia Hospital una Unità di Cardiochirurgia Transcatetere, che implementa l’approccio in Heart Team attraverso la riorganizzazione e il coordinamento di diverse professionalità nell’ambito delle patologie cardiache. Tra i promotori della nuova Unità, il prof.Carlo Savini, responsabile dellU.O. di Cardiochirurgia e il dott. Fausto Castriota, responsabile della Cardiologia Interventistica di Maria Cecilia Hospital. 

Abbiamo chiesto al dott. Savini quali sono le patologie che possono giovare di questo nuovo approccio alla cardiochirugia transcatetere e quali possono essere i vantaggi per il paziente. 

Quali patologie vengono trattate? 

Le malattie strutturali che interessano le valvole cardiache coinvolgono circa il 2.5% della popolazione. Nella cardiochirurgia strutturale cardiaca, oltre alle disfunzioni valvolari si trattano altre patologie come il forame ovale, presente nel 30% della popolazione. Si tratta di un difetto congenito che il più delle volte non crea problemi per tutta la vita del paziente, ma in una piccola percentuale di casi può essere causa di tromboembolia, di ictus ed emicranie ricorrenti. In questi casi si interviene con il posizionamento per via transcatetere di dispositivi che vanno a chiudere il foro nel setto interatriale.
Un’altra patologia che spesso viene trattata nell’ambito della cardiochirurgia transcatetere è la chiusura dell’auricola sinistra, che riguarda i pazienti portatori di fibrillazione atriale. Nel 2% della popolazione questa struttura, che è una estroflessione dell’atrio sinistro, può essere sede di aggregazione di trombi che possono embolizzare: intervenire tempestivamente con dispositivi per via transcatetere che chiudano l’auricola sinistra può ridurre del 90% rischio tromboembolico nei pazienti con fibrillazione atriale.

Quando è indicato l'intervento chirurgico? 

La terapia medica ha il ruolo di controllare le malattie cardiache in termini di prevenzione, controllo dei fattori metabolici e della disfunzione cronica d’organo. Ma le forme organiche - ovvero la malattia ostruttiva delle coronarie, le disfunzioni valvolari ecc. – richiedono un trattamento chirurgico e/o interventistico. In tali casi l’intervento può essere programmato (elettivo) o urgente; in entrambi gli scenari, interventi rapidi ed efficaci, che beneficiano della combinazione di diverse professionalità, competenze e risorse possono davvero fare la differenza.

Perchè nasce l'Unità di Cardiochirurgia Transcatetere? 

L’Unità di Cardiochirurgia Transcatetere è nata per definire il miglior trattamento, che può andare dalla chirurgia tradizionale all’impianto transcatetere di protesi o di dispositivi di correzione valvolare, con evidenti benefici per il paziente in termini di mininvasività
L’approccio dell’Heart Team rimane dunque invariato nella chirurgia tradizionale e valuta il caso clinico congiuntamente in fase preliminare per individuare la miglior soluzione di trattamento, il giusto equilibrio tra risultato e invasività per la miglior aspettativa e qualità di vita del paziente, lasciando poi a ciascuno specialista la presa in carico del paziente distintamente per la parte di propria competenza.

Quali sono i vantaggi di questo nuovo approccio per il paziente? 

La nuova Unità di Cardiochirurgia Transcatetere, invece, è una realtà unica sul territorio e vede lavorare congiuntamente in sala operatoria cardiochirurgo e cardiologo interventista, offrendo così maggiore sicurezza intra-operatoria per il paziente e un’attivazione immediata nel caso di complicanze durante l’intervento stesso, con una capacità di reattività che le procedure standard non possono offrire.
La sinergia e la sintonia tra i membri dell’équipe presenti in sala operatoria è condizione fondamentale e si traduce in una migliore qualità di assistenza del percorso di cura e di conseguenza in risultati ancora migliori. 
Naturalmente non è semplice lavorare gomito a gomito in perfetta armonia. Per questo l’approccio sinergico in sala operatoria che eseguiamo qui al Maria Cecilia Hospital si traduce anche in un percorso formativo e di apprendimento unico, che attira medici provenienti da altre strutture. In prospettiva futura questa formula ci consentirà di formare figure specialistiche sempre più ibride, a metà strada tra il cardiochirurgo e il cardiologo interventista.
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