Cardiochirurgia mininvasiva: il successo di GVM Care & Research in Puglia
Interventi chirurgici

Cardiochirurgia mininvasiva: il successo di GVM Care & Research in Puglia

Le tre strutture pugliesi di GVM Care & Research, Ospedale Santa Maria, Anthea Hospital e Città di Lecce Hospital si occupano del 49% dei ricoveri totali in Regione per il trattamento chirurgico delle patologie valvolari. Si tratta di un risultato importante emerso dall’ultimo rapporto dell’Agenas, il PNE relativo ai dati del 2022.

Il Prof. Domenico Paparella, Professore Ordinario di Cardiochirurgia presso l’Università di Foggia e responsabile della Cardiochirurgia dell’Ospedale Santa Maria di Bari, ci racconta l’importanza di questo traguardo e dell’innovazione in ambito cardiochirurgico.

Professore, ci racconti come, secondo lei, Ospedale Santa Maria, Anthea e Città di Lecce Hospital sono diventate un punto di riferimento sul territorio.

I centri di Cardiochirurgia di GVM Care & Research sono sicuramente un imprescindibile punto di riferimento per il trattamento delle più gravi patologie cardiovascolari nel territorio pugliese e non solo. Tale risultato è il frutto di scelte oculate, organizzazione e attenzione verso i bisogni dei pazienti. Gli ospedali sono infatti in grado di coniugare la presenza di operatori di alto profilo professionale con un’organizzazione che consente a tali chirurghi di rispondere efficacemente alla domanda di assistenza che viene dall’utenza. E’ rarissimo che non si riesca ad adoperarsi per consentire ricoveri a pazienti con patologie urgenti/emergenti o che non si soddisfino le richieste di medici e pazienti per organizzare ricoveri in elezione con un’attesa ragionevole. Si consideri inoltre che gli alti volumi di procedure eseguite non pregiudicano mai le attenzioni sui singoli pazienti che si rivolgono ai nostri ospedali, nelle corsie dei reparti si nota costantemente una cura dei dettagli per rendere le degenze dei malati il più possibile gradevoli. Il grado di apprezzamento che percepisco è elevatissimo.

L’Ospedale Santa Maria si distingue per la chirurgia coronarica con approccio mininvasivo. Com’è nata l’esigenza di questa nuova tecnica?

Nei centri di Cardiochirurgia di GVM Care & Research da anni si è creduto e puntato verso tecniche mini-invasive. La scelta dei chirurghi è stata conseguenziale. Nell’Ospedale Santa Maria oltre il 55% del totale degli interventi è eseguito con tecniche che non prevedono l’apertura del torace. Crediamo molto nei benefici clinici e psicologici che i pazienti possono trarre dalla minore invasività della chirurgia. Per questo ci siamo adoperati affinché anche per la chirurgia delle coronarie, che rappresenta il 30-40% dell’intero volume di interventi, si potessero introdurre interventi senza l’apertura del torace.

In cosa consiste questa tecnica?

Il bypass coronarico è l’intervento che consente di rivascolarizzare le arterie coronarie occluse per curare o prevenire l’infarto del miocardio. L’operazione avviene invariabilmente aprendo lo sterno ma può essere anche eseguita con un’incisione di pochi centimetri tra le coste della parte sinistra del torace. Si espongono solo le zone del cuore su cui devono essere applicati i bypass. Abbiamo iniziato facendo un singolo bypass (abbiamo operato oltre 200 pazienti che avevano questa indicazione) poi, confrontandoci con altri chirurghi europei e nordamericani, siamo passati anche a farne 2-3 attraverso il mini-accesso e adesso questa esperienza sta progressivamente aumentando.

Qual è la differenza tra il bypass tradizionale e quello mininvasivo?

L’obiettivo del bypass è garantire una rivascolarizzazione completa e duratura, cosa che l’angioplastica percutanea non è sempre in grado di garantire. In molti casi si predilige l’angioplastica per evitare i disagi di un intervento a torace aperto. Il bypass mini-invasivo ha l’obiettivo di garantire la qualità della rivascolarizzazione chirurgica ma con una invasività molto minore.

Quali sono per il paziente i vantaggi del bypass mininvasivo?

I benefici clinici possono essere dimostrati scientificamente solo attraverso studi con adeguato design e potere statistico. Negli ultimi anni, grazie ai preziosi dati dei numerosi pazienti operati nei centri GVM italiani, abbiamo pubblicato importanti studi in cui dimostriamo i benefici della chirurgia mini-invasiva della valvola aortica, della valvola mitrale e degli interventi combinati di mitrale e tricuspide. È presto per produrre simili evidenze per la chirurgia mini-invasiva coronarica ma possiamo già affermare che sono operazioni sicure in cui i pazienti hanno meno dolore, un più rapido recupero della vita normale, un minor rischio di infezioni ed un minor disagio estetico e psicologico.

Qual è l’apporto che la chirurgia mininvasiva per il trattamento delle patologie valvolari ha dato per raggiungere il dato significativo del 49% dei ricoveri nella regione Puglia?

La cardiochirurgia mini-invasiva può essere considerata un sinonimo di alta qualità chirurgica poiché prevede competenza, studio, organizzazione, dedizione. Chirurghi, anestesisti, infermieri, management ospedaliero, investimenti aziendali, tutti dedicati ad ottenere prestazioni di alta qualità. Non si improvvisano centri cardiochirurgici che eseguono efficacemente oltre il 50% degli interventi a torace chiuso. Se questo avvenisse in modo superficiale le conseguenze per i pazienti sarebbero nefaste ma i dati del PNE di AGENAS indicano che i centri GVM Puglia hanno anche una mortalità molto inferiore alla media nazionale e quindi, in questo caso, si conferma la correlazione tra alti volumi di prestazioni e qualità delle stesse. Inevitabilmente tutto questo viene percepito dal territorio anche se non in modo analitico, come potrebbe avvenire dalla lettura dei dati del PNE, cosa che io auspicherei.

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