Valvulopatia aortica: un’alternativa all’impianto di protesi
Patologie

Valvulopatia aortica: un’alternativa all’impianto di protesi

Da diversi anni l’Unità Operativa di Cardiochirurgia dell’Ospedale Santa Maria di Bari ha come obiettivo quello di ridurre l’invasività degli interventi chirurgici, in particolare per quelli che mirano alla risoluzione di valvulopatie, ossia quelle patologie che colpiscono una delle quattro valvole che, nel cuore, regolano il flusso del sangue.   

Ne abbiamo parlato con il Prof. Domenico Paparella, co-responsabile della Cardiochirurgia presso l’ospedale, che ci ha confermato i risultati positivi di questo tipo di approccio: «Siamo impegnati da circa sei anni nel cercare di ridurre l’invasività dei nostri interventi, perché i vantaggi sono indubbi. Questo è testimoniato anche dalle nostre recenti pubblicazioni scientifiche, in cui dimostriamo che fare l’intervento combinato sulla valvola mitrale e sulla valvola tricuspide ha dei vantaggi rispetto allo stesso intervento fatto a torace aperto».
 

Qual è la percentuale di interventi realizzati con la tecnica mini o microinvasiva?

All’Ospedale Santa Maria la quasi totalità degli interventi di chirurgia valvolare (95-96%) viene svolta con un approccio di tipo mininvasivo o microinvasivo. Per approccio mininvasivo si intende una tecnica chirurgica più “tradizionale”, in cui si interviene direttamente all’interno delle cavità cardiache. Quello microinvasivo invece è indicato per pazienti più anziani o che presentano altre patologie associate. Tale approccio viene impiegato per gli interventi transcatetere senza l’utilizzo della circolazione extracorporea.
 

Sostituzione della valvola aortica: esiste un’alternativa all’impianto di protesi?

In caso di patologia della valvola aortica, non sempre è possibile l’intervento di riparazione della valvola. In alcuni pazienti – che possono essere anche giovani adulti o bambini in età pediatrica – è necessario procedere con la sostituzione mediante l’impianto di una protesi. Queste tipologie di interventi possono comportare però alcuni svantaggi, legati soprattutto alla terapia anticoagulante che i pazienti devono seguire oppure alla necessità di re-interventi in tempi successivi.

Per cercare di aggirare questi svantaggi «abbiamo approfondito l’utilizzo di una nuova tecnica e la stiamo applicando nei pazienti con età inferiore ai 55 anni», spiega il Prof. Paparella. Questa tecnica prevede l’utilizzo della valvola polmonare del paziente, che viene spostata in sede aortica; al posto della valvola polmonare si utilizza invece una valvola polmonare ottenuta da un donatore. 

Questo approccio migliora la qualità di vita dei pazienti e offre diversi vantaggi:
  • non è necessaria una terapia anticoagulante;
  • si ha un basso rischio di infezioni;
  • il tasso di re-interventi è molto ridotto rispetto alle protesi biologiche usate per la sostituzione della valvola aortica.
«Ad oggi», conclude il Dottore «questo è l’intervento che restituisce al paziente il tipo e la qualità di vita più simile a quello della popolazione normale».
 

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