Procedure cardiochirurgiche e tecnologia
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Procedure cardiochirurgiche e tecnologia

Parliamo di tecnologia e cardiochirurgia con il Prof. Giuseppe Speziale, coordinatore nazionale della cardiochirurgia GVM Care & Research
 

Prof. Speziale, le patologie valvolari sono una delle problematiche cardiache più diffuse in Italia e nel mondo. L’innovazione tecnologica consente oggi di intervenire con approcci mininvasivi, ma cosa significa approccio mininvasivo e quali vantaggi comporta per il paziente?

Negli ultimi tempi, per le patologie cardiovascolari, sono stati fatti passi da gigante sia sulle terapie farmacologiche, sia per la cardiologia interventistica e la cardiochirurgia. Grazie ai progressi della tecnologia e le tecniche, anche i pazienti fragili e con un quadro clinico complesso, possono essere sottoposti ad interventi un tempo considerati molto invasivi e rischiosi. Anche se l’innovazione tecnologica è un supporto fondamentale, è necessario ricordare che formazione continua e aggiornamento degli operatori permettono di rendere sempre meno invasivo un intervento, perciò più sicuro per il paziente. Naturalmente e in ogni caso, prima di eseguire l’intervento si devono sempre valutare rischi e benefici, valutando il migliore approccio cardiochirurgico possibile per avere il migliore risultato con i minori rischi per il paziente, soprattutto per coloro che necessitano di un re-intervento.


Da sternotomia a minitoracotomia ad accesso percutaneo, come la tecnologia ha permesso questa evoluzione?

L'ampia varietà di valvole meccaniche e biologiche, o di altri strumenti oggi a disposizione consente di eseguire interventi con una maggiore sicurezza. Grazie alle evoluzioni tecnologiche, gli stessi interventi che si eseguivano con la sternotomia, tecnica peraltro ancora usata, oggi si possono svolgere anche con la minitoracotomia (incisione intercostale nel torace di 5-6 cm) oppure con l’accesso percutaneo, in cui la via d’accesso al muscolo cardiaco è data da un’arteria periferica. Quest’ultima permette l’introduzione – dall’arteria periferica – di un catetere che grazie all’esperienza del chirurgo porta la valvola nella giusta posizione, permettendo al paziente di affrontare l’intervento senza alcuna incisione, con rischio minimo e senza ricorrere all’anestesia totale; infatti il paziente durante questo tipo di interventi è sveglio. Sul mercato esistono già soluzioni per la valvola aortica e si stanno affacciando anche quelle per le valvole mitralica e la tricuspide. Rimane fondamentale la valutazione medica preliminare del paziente poichè gli interventi che prevedono l’uso di queste valvole risolvono molti problemi, ma non sempre vi si può fare ricorso.

Quali materiali e strumentazioni innovative hanno permesso lo sviluppo di nuove tecniche mininvasive?

Le valvole biologiche e le corde in goretex sono state tra le protagoniste dello sviluppo delle nuove tecniche mininvasive. Oggi si sta affermando anche l’utilizzo di sistemi robotici per la cardiochirurgia, come già avvenuto per esempio, in urologia e nella chirurgia addominale, ma è importante ricordare che la tecnologia robotica può affiancare e integrare l’esperienza del cardiochirurgo, non sostituirla. Mi sento di affermare che un bravo chirurgo, che padroneggia con sicurezza ed esperienza le tecniche mininvasive, può anche non ricorrere alla chirurgia robotica.

Anche l’evoluzione delle tecnologie diagnostiche ha contribuito all’innalzamento della qualità e sicurezza degli interventi?

Al miglioramento dei risultati degli interventi al cuore non ha contribuito soltanto l’innovazione tecnologica, ma anche altri aspetti, come studi e ricerche, le tecniche di anestesia, il monitoraggio dei parametri e gli strumenti usati per la circolazione extracorporea (o macchina cuore- polmoni) che, in base a come viene gestita, può fare la differenza. Funziona un po’ come in un’orchestra: perché un intervento al cuore sia poco invasivo e con rischio paziente ridotto al minimo è necessario tutte le componenti coinvolte abbiamo alti standard tecnici ed esperienziali.

Gli Ospedali GVM sono centri riconosciuti ad alto volume di interventi alle valvole cardiache, questo permette ai team di portare avanti anche degli studi clinici sulla patologia e sulle tecniche interventistiche, le pubblicazioni di GVM sul tema sono sempre state numerose in particolare in questo ultimo biennio. Quali i vantaggi per i pazienti e perché?

Spesso per la stessa patologia non vi è un trattamento univoco, per questo è importante affidarsi a centri che effettuano un alto volume di interventi, che evidenziano non solo una esperienza ampia ma anche una vasta possibilità di scelta in termini di tecniche e procedure secondo le diverse casistiche. Perciò l’approccio di ogni singolo caso si baserà sia sull’esperienza del cardiochirurgo e del suo team, sia sull’ampiezza di procedure e tecniche utilizzate nell’ospedale; in questo senso i centri “vincenti” non sono soltanto quelli in cui si attuano diverse procedure chirurgiche e che formano i propri chirurghi sulle tecniche innovative, ma anche quelli che svolgono ricerca scientifica. Negli Ospedali GVM la ricerca scientifica è intesa anche come strumento che consente il miglioramento dell’attività clinica: osservando i dati raccolti nel corso degli studi scientifici si migliora costantemente la qualità di tutti i servizi offerti ai pazienti. Gli Ospedali GVM Care & Research hanno una storica vocazione per l’ambito cardiovascolare e da sempre si svolge un’attenta attività di ricerca; nel tempo, abbiamo costituito una rete internazionale che ci vede protagonisti di molti studi condotti insieme a Università di tutto il mondo.

Studi e pubblicazioni sono fondamentali per progredire a beneficio del paziente, ma anche il controllo dei risultati lo è. Oltre ad Agenas, GVM si è dotata di altri sistemi di controllo qualità?

In aggiunta ad Agenas (L’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali che svolge attività di ricerca, monitoraggio e valutazione), gli ospedali GVM hanno un sistema di benchmark interno basato su alcuni fattori fondamentali quali la mortalità e le complicanze, ma non solo. Entrano a far parte dei parametri di valutazione anche altri importanti aspetti che determinano la qualità del team e, di conseguenza, quella degli interventi. Ogni innovazione apportata da una singola struttura viene poi promossa in tutti i centri del gruppo. In questo modo si favorisce la crescita continua di tutti gli Ospedali, a tutto vantaggio dei pazienti.

Un paziente che si rivolge a GVM per patologie cardiache oggi troverà la stessa qualità, metodi e tecniche in tutte le strutture delle varie regioni?

La qualità e l’offerta delle strutture GVM dislocate nelle diverse regioni d’Italia sono molto omogenee, nonché di elevato profilo. Uno standard di alto livello accomuna infatti tutte le cardiochirurgie del Gruppo. All’interno di ciascun centro, poi, ci sono chirurghi che si sono specializzati principalmente in una tecnica piuttosto che in altre, permettendo sempre la più ampia scelta di tecniche possibili all’interno della struttura stessa.

Nonostante l’emergenza sanitaria, il lavoro della Mitral Academy non si è fermato. In che direzione vanno i nuovi studi e cosa vedremo al prossimo MICS?

Nonostante la pandemia, l’attività della Mitral Academy non si è mai fermata, abbiamo cambiato modalità operativa, continuando i confronti tramite videoconferenza, augurandoci di riprendere quanto prima anche l’attività in presenza. La condivisione delle conoscenze è fondamentale per orientare i medici nelle decisioni. Attività di ricerca come questa sono utili per creare un team all’interno della comunità scientifica: si tratta di un’associazione i cui partecipanti si sostengono vicendevolmente, tenendo sempre al centro del confronto la salute del paziente. Normalmente ogni due anni l’associazione, di cui fanno parte professionisti internazionali si riunisce per valutare gli orientamenti del settore e individuare non solo le tecnologie più interessanti, ma anche le nuove soluzioni da punto di vista clinico e farmacologico.

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