La valvola mitrale, detta anche mitralica, è una componente fondamentale nella regolazione del flusso sanguigno, poiché mette in comunicazione atrio e ventricolo sinistri. E' costituita da due lembi, detti commessure anteriori e posteriori, i cui bordi aderiscono perfettamente in fase di chiusura nella fase sistolica.
Parliamo di patologie mitraliche quando la giunzione dei due lembi è compromessa: questo può portare a una insufficienza mitralica, detta anche rigurgito, o al restringimento mitralico.
Insufficienza mitralica
L’insufficienza mitralica si verifica quando parte del sangue che il ventricolo sinistro pompa in fase di sistole verso l’aorta refluisce verso l’orecchietta (o atrio) sinistro, provocando il “rigurgito ventricolare”, per via di una difettosa ermeticità della valvola mitralica.
Insufficienza mitralica primaria
Tale meccanismo difettoso può avere diverse origini, in base alla tipologia di insufficienza. Parliamo di insufficienza mitralica organica o primaria quando la lesione della valvola è di natura degenerativa o riconducibile a reumatismi articolari acuti o all’endocardite. Tali lesioni, che possono essere rotture o stiramenti, tendono a colpire soprattutto le corde, strutture organiche che assicurano la tenuta delle valvole, ma anche i lembi o l’anello mitralico a cui sono attaccate.
Il danno strutturale innesca perciò un meccanismo dannoso: il prolasso valvolare porta i lembi valvolari a sporgere all’interno dell’atrio durante la contrazione del ventricolo, provocando quindi il rigurgito valvolare.
Viceversa, nei casi di insufficienza mitralica funzionale o secondaria, ad essere compromesso è l’apparato sottovalvolare. In questo caso, la disfunzione del ventricolo sinistro è la causa del rigurgito, essendo la valvola perfettamente integra.
Insufficienza mitralica acuta
Quando il rigurgito è conseguente ad una rottura delle corde, si parla di insufficienza mitralica acuta: essa, caratterizzata da un rigurgito violento, può presentarsi anche nelle cardiopatie ischemiche (ovvero patologie causate dalla scarsa irrorazione del muscolo cardiaco di sangue ossigenato) o negli infarti, mentre è molto più raro che si verifichi per fenomeni traumatici o accidentali.
Insufficienza mitralica cronica
Diversa è invece la natura dell’insufficienza mitralica cronica, molto più diffusa della tipologia acuta. I soggetti interessati nel 50% dei casi sono persone in età avanzata, poiché l‘evoluzione della patologia può durare anche 20 se non 30 anni. Questa forma di insufficienza è spesso dovuta alla sindrome di Barlow, distrofia dovuta al prolasso della valvola mitralica che comporta un eccesso di tessuto a livello valvolare.
Una terza origine dell’insufficienza mitralica è quella funzionale, successiva ad una dilatazione dell’anello mitralico.
In ogni caso si tratta di una valvulopatia di gravità non indifferente con il 50% dei pazienti deceduti nei primi 5 anni.A contribuire alla gravità della prognosi è anche la sintomatologia che diventa evidente solo agli stadi già avanzati: manifestandosi tardivamente è opportuno intervenire non appena vengono riscontrati. Secondo la classificazione promossa dalla New York Heart Association, infatti, i pazienti operati in stadio sintomatico (classe I) o poco sintomatico (classe II), hanno una aspettativa di vita paragonabile a quella della popolazione della stessa età e dello stesso sesso; diversamente, i pazienti operati in classe III o IV hanno una sopravvivenza minore.
Restringimento mitralico
Con restringimento mitralico si indica una patologia caratterizzata dalla presenza di un ostacolo a livello della valvola mitralica. L’ostacolo in buona parte dei casi è dovuto dal reumatismo articolare acuto, patologia nota anche come febbre reumatica e dovuta ad una infiammazione acuta conseguente all’infezione alla gola per streptococco.
A rendere questa patologia particolarmente rischiosa è l’incidente tromboembolico, particolarmente pericoloso in base non solo del grado di restringimento, ma anche alla compresenza di fibrillazione auricolare (quando il battito cardiaco diventa irregolare e accelerato) e di contrasto spontaneo.
La soluzione al restringimento mitralico è l’intervento chirurgico, che ha percentuali eccellenti di sopravvivenza. A differenza delle altre valvulopatie, la latenza clinica di questa patologia è molto lunga: di parla di una differenza tra insorgenza e comparsa dei sintomi di almeno 20 anni (ma anche fino ai 40 anni)
Nei pazienti asintomatici, la sopravvivenza è superiore all’80% nei primi 10 anni, ma quando la sintomatologia sopraggiunge, le percentuali di sopravvivenza crollano: da 0 al 15% nei primi 10 anni
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