Infarto: come riconoscerlo e come intervenire
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Infarto: come riconoscerlo e come intervenire

Le recenti tecniche di cardiologia interventistica non solo hanno aumentato l’aspettativa di vita dei pazienti con problemi cardiovascolari, ma hanno anche migliorato sensibilmente la loro qualità di vita.
Il Dott. Fausto Castriota, responsabile della cardiologia interventistica di Maria Cecilia Hospital, ci spiega perché il rischio cardiovascolare non va mai sottovalutato e ci illustra alcune delle procedure più efficaci per affrontare l’infarto e le patologie valvolari.
 

Infarto: come riconoscerlo e come intervenire

Tra tutte le patologie cardiovascolari, l’infarto rimane una delle maggiori problematiche della cardiologia interventistica. «È una patologia particolarmente insidiosa perché può colpire come un fulmine a ciel sereno anche persone relativamente giovani e che ignorano di avere fattori di rischio importanti», spiega il Dott. Castriota.
L’infarto è causato da alterazioni nel flusso sanguigno delle coronarie, i vasi che avvolgono il cuore come una rete e lo nutrono. Qualsiasi restringimento o chiusura improvvisa delle coronarie interrompe il flusso di sangue e causare in poche ore la morte di una porzione più o meno ampia del cuore. Quando succede, è fondamentale agire rapidamente e, per farlo, è importante che tutti sappiano riconoscere le prime avvisaglie cliniche di un infarto.
I principali sintomi sono:
  • un dolore al petto persistente, che non si modifica con la respirazione;
  • un dolore intenso e oppressivo che dal torace si irradia anche al braccio, alla mandibola e talvolta alla zona della schiena compresa tra le scapole;
  • intensa sudorazione
«Se il dolore non passa in pochi minuti e se le persone sanno di avere rischi cardiovascolari, è importante non sottovalutare i sintomi e rivolgersi al 118». Talvolta, il dolore può venire scambiato per un semplice mal di stomaco, con gastrite e nausea: «le parti inferiore del cuore appoggiano sul diaframma, un muscolo posizionato vicino allo stomaco: se a chiudersi è la coronaria di destra, che decorre nella parte inferiore del cuore, i primi sintomi possono essere la gastrite o un senso di nausea». Un dolore di questo tipo non deve essere minimizzato: «tutti i dolori toracici e gastrici persistenti associati a sudorazione devono far suonare un campanello d’allarme».
 

Come vengono gestiti i casi di infarto?

Riconoscere subito i sintomi dell’infarto è fondamentale: «Oggi sappiamo che l’intervento precoce sulle coronarie ostruite non solo evita la morte, ma permette anche di salvare la salute del muscolo e garantire una migliore qualità di vita futura».
Oggi l’infarto del miocardio può essere gestito con grande efficienza dall’azione coordinata di 118 e servizi di cardiologia. Se la diagnosi di infarto viene confermata – cosa che può essere fatta dal personale del 118 con un ECG – il paziente viene trasferito direttamente in un ambito cardiologico interventistico, in cui si può procedere immediatamente con un intervento di angioplastica coronarica per riaprire le coronarie ostruite. Durante l’intervento, si inseriscono cateteri sottilissimi all’interno delle coronarie per intercettare e rimuovere eventuali ostruzioni: in questi punti si posizionano gli stent coronarici, dispositivi che si espandono all’interno del vaso come piccole impalcature, ripristinando il normale passaggio del sangue.
Nell’intervento di angioplastica coronarica, il tempo è la variabile più importante: prima si interviene, maggiori saranno le possibilità di preservare la salute del cuore e di garantire una buona qualità di vita al paziente.
 

Sostituzione di valvole cardiache

Un’altra frontiera della cardiologia interventistica è la sostituzione di valvole cardiache usurate, un tipo di intervento che si è dimostrato fondamentale per allungare l’aspettativa di vita dei pazienti. All’interno del cuore sono presenti diverse valvole, cioè strutture che funzionano come “porte a spinta” e garantiscono che il sangue viaggi nella corretta direzione. La valvola aortica, che mette in comunicazione il cuore con l’aorta, è costituita da tre lembi di tessuto disposti a “nido di rondine”, che si devono aprire e chiudere per circa 60-70 volte al minuto: questo movimento si ripete incessantemente per tutta la vita e non stupisce che, con il trascorrere degli anni, la valvola possa usurarsi. Si tratta di un fenomeno fisiologico, che sta diventando sempre più comune con il progressivo allungamento dell’età media della popolazione.
Per ripristinare il funzionamento della valvola aortica oggi si possono eseguire interventi mininvasivi e, nelle persone anziane, anche tecniche endovascolari: la nuova valvola viene montata usando cateteri che, passando dalle arterie femorali, raggiungono il cuore. La valvola già presente nel cuore, ormai usurata, fa da impalcatura per sostenere il montaggio della nuova valvola, che si àncora nella giusta posizione e inizia immediatamente a funzionare. Questo tipo di intervento viene eseguito in anestesia locale e il paziente viene dimesso nell’arco di due o tre giorni.
Grazie alle nuove tecnologie, oggi è possibile riparare  anche la valvola mitrale, che impedisce il reflusso di sangue verso i polmoni. Questa valvola ha una struttura diversa da quella della valvola aortica e la si può considerare come parte del muscolo cardiaco stesso: questo fa sì che la valvola mitrale possa venire danneggiata, per esempio, in caso di infarti del miocardio. Se questo accade, il ventricolo si dilata  e la valvola non si chiude più correttamente (insufficienza mitralica). In questi casi, si può ricorrere al sistema Mitraclip, una sorta di "molletta" che si àncora alla valvola mitralica e ne riavvicina i lembi, riparandola. Questa tecnica oggi viene applicata anche alla correzione della valvola tricuspide, l’ultima frontiera della cardiologia interventistica.
 

Per maggiori informazioni guarda l'intervista completa 

Dott. Castriota ospite a Tuttobene TV ci parla di come riconoscere e mai sottovalutare i sintomi di un infarto


 
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