Castriota - Maria Cecilia Hospital
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Arrivare a 100 anni con un "cuore nuovo". La storia di nonna Giulia

Nonna Giulia ha dimostrato un’incredibile voglia di vivere. Era stata infatti sottoposta a due interventi cardiaci a Maria Cecilia Hospital, il primo, nel 2004, per la sostituzione della valvola aortica a causa di una stenosi aortica severa, il secondo per la sostituzione della valvola biologica precedentemente impiantata a causa della normale usura. Un percorso di cura, durante il quale la signora Giulia è sempre stata seguita dagli specialisti di Maria Cecilia Hospital, e che le ha permesso di entrare nei suoi 100 anni proprio in questi giorni.

Nonna Giulia soffriva di una patologia della valvola aortica – racconta il dott. Fausto Castriota, Coordinatore dell’Unità Operativa di Emodinamica e Cardiologia Interventistica presso Maria Cecilia Hospital –. Nel caso di pazienti ultranovantenni è spesso sconsigliato procedere con interventi invasivi, proprio per il rischio di una ripresa post operatoria più difficoltosa. Nonostante l’età però la signora desiderava riprendere in mano la propria vita e, ad una prima visita in ambulatorio, mi confessò che non vedeva l’ora di ricominciare con le gite in montagna insieme alle amiche. Abbiamo così deciso di operarla e mai scelta fu migliore. Ancora oggi, dopo ogni vacanza, porta a tutto il reparto prodotti tipici e le sue tagliatelle fatte in casa per ringraziarci”.

Il primo intervento a cui la signora Giulia era stata sottoposta nel 2004 prevedeva un approccio cardiochirurgico a cielo aperto per la sostituzione della valvola aortica nativa affetta da una stenosi severa, ovvero un restringimento che ostacolava la corretta fuoriuscita del sangue dal cuore. Era stata impiantata una valvola biologica che, in media dopo una decina di anni, può richiedere una sostituzione a causa della sua naturale usura. Per il secondo intervento di sostituzione su Nonna Giulia è stata utilizzata la metodica della “Valve-in-valve”: si tratta di una tecnica innovativa che permette la sostituzione della valvola aortica senza ricorrere alla chirurgia tradizionale e soltanto con una lieve sedazione generale, nei pazienti che sono già stati sottoposti ad un impianto valvolare. 

L’intervento ha un approccio mininvasivo con accesso percutaneo e non a cielo aperto, riducendo così l’invasività della procedura: il cardiologo emodinamista procede a cuore battente con il posizionamento di una protesi aortica all’interno della valvola degenerata in maniera tale che la vecchia protesi venga “schiacciata” contro le pareti dell’aorta e “rimpiazzata” nella sua funzione.

Maria Cecilia Hospital è stato tra i primi ospedali ad utilizzare questa tecnica che prevede l’inserimento di una nuova protesi valvolare, perfettamente funzionante, all’interno di una valvola chirurgica degenerata senza bisogno di ‘aprire’ il torace – spiega il dott. Castriota –. La tecnica “Valve-in-valve”, se eseguita in un centro ad alto volume e da operatori esperti, può essere considerata a basso rischio e il paziente viene dimesso dopo soli 2 o 3 giorni di degenza post-operatoria”.

La signora aveva ripreso la sua quotidianità, tra una colazione con le amiche e uno spettacolo a teatro. Oggi, all’alba dei 100 anni, è in buone condizioni di salute ed è in attesa che la situazione sanitaria le permetta di tornare a fare le gite in montagna.
 
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