Patologie mitraliche: l'importanza della prevenzione e le tecniche d'intervento mininvasive

Patologie mitraliche: l'importanza della prevenzione e le tecniche d'intervento mininvasive

Abbiamo incontrato il Prof. Giuseppe Speziale, cardiochirurgo e coordinatore delle Cardiochirurgie di GVM Care & Research, all'uscita della sala operatoria dell'Anthea Hospital di Bari, subito dopo un intervento di riparazione della valvola mitralica. 

Ne abbiamo approfittato per chiedere a lui l'incidenza dell'insufficienza mitralica e i possibili trattamenti, cercando di capire se esiste un modo per prevenire questa patologia spesso non riconosciuta.  


Prof. Speziale, quanto è diffusa l’insufficienza mitralica in italia?

L’insufficienza mitralica è una patologia molto più diffusa rispetto al percepito perchè purtroppo non sempre la diagnosi arriva in tempo e per tempo. Spesso i sintomi sono tollerati per molti anni e la disfunzione è poco vista negli esami clinici effettuati perchè non sufficientemente approfonditi.
Di fatto i casi di patologia mitralica vera sono molti di più di quelli che in realtà noi registriamo nei nostri ospedali.


Quali sono i sintomi?

Innanzitutto la stanchezza, perché un cuore con insufficienza mitralica è costretto a un lavoro maggiore, continuo, anche a riposo. Ma le persone spesso non associano questa stanchezza alla patologia mitralica e vanno avanti cosi finche non compare anche l’affanno, quello che i medici chiamano dispnea, fino allo scompenso cardiaco nelle forme più avanzate.
Fortunatamente oggi esistono strumenti che aiutano il paziente a evocare i sintomi e strumenti che invece indicano a che punto è quella patologia mitralica indipendemente dai sintomi. 
Ad esempio l’ecografia transesofagea aiuta ad individuare la patologia mitralica prima che diventi grave.


Come si diagnostica l’insufficienza mitralica? Si può prevenire?

Sarebbe buona prassi che tutta la popolazione, uomini e donne, si sottoponesse almeno ad uno screening cardiologico prima dei 40 anni. Questo permetterebbe di individuare molte patologie che ancora non sono sintomatiche, o non sono conosciute alla persona.
Uno dei sistemi immediati per riconoscere la patologia è l’ecocardiogramma, anche se molte volte questo non basta. Spesso deve essere seguito da un’ecocardiografia sotto stress, un esame durante il quale viene somministrato anche un farmaco in grado di fare lavorare il cuore un po’ di più, come se il paziente stesse affrontando una corsa. Oppure può essere un particolare tipo di ecografia transesofagea: un sondino con una telecamera all'estremità che permette di osservare da vicino la morfologia e l'attività del cuore. 


Qual è il trattamento chirurgico più indicato?

L'obiettivo fondamentale per il paziente che presenta una insufficienza mitralica severa e sintomatica, quindi deve essere operato, è quella di riparare la propria valvola.
Questo è importantissimo perché la riparazione ( anzichè la sostituzione) influenza in modo importante l'aspettativa e la qualità di vita del paziente operato.
Conservare la valvola significa non dover impiantare una protesi, non essere costretti a prendere degli anticoagulanti, e ridurre in modo signifcativo il rischio di endocardite causata dalla protesi. 
L’altro obiettivo è riuscire ad effettuare un intervento mininvasivo, cioè  senza ricorrere all'apertura dello sterno. Oggi tutte le valvole mitraliche isolate possono essere riparate senza sternotomia.

Perchè preferire un approccio mininvasivo?

Evitare il trauma di una sternotomia aiuta il paziente in fase di recupero aumentando la capacità respiratoria e funzionale dell'individuo. Proprio per questo l'approccio mininvasivo deve essere consigliato ai pazienti più fragili, gli anziani, a tutti coloro che difficilmente sopporterebbero quella che di fatto è "un'operazione ortopedica" (la sternotomia) in aggiunta all'operazione cardiochirurgica.
Da oltre 10 anni, nelle cardiochirurgie GVM Care & Research e in particolare all' Anthea Hospital, abbiamo deciso di farlo a tutti, quindi qualsiasi intervento mitralico viene seguito solo in mininvasiva: il 99% delle valvole mitraliche vengono riparate. 
 

Guarda la testimonianza di Anna, che ha subito la riparazione della valvola mitrale con approccio mininvasivo

 

Dopo quanto tempo una persona sottoposta ad intervento può tornare alla vita normale?

Un paziente che si sottopone a chirurgia mininvasiva mitrale generalmente resta in ospedale circa una settimana, 10 giorni. La riabilitazione in questi casi non sempre è necessaria perchè il recupero, come dicevamo, è molto più veloce. 
Un paziente che fa la mininvasiva si sente molto meglio, anche dal punto di vista psicologico, rispetto a uno che ha fatto la chirurgia tradizionale. Per cui generalmente dopo 15 giorni si riesce a tornare a una vita normale; ovviamente dipende molto dal lavoro e dall'intensità del lavoro che ognuno fa. 
 

Come scegliere un centro per la chirurgia mitralica?

Scegliere un centro di cardiochirurgia soprattutto votato alla mitrale in italia non è facile. Perché non esiste un "ranking", una graduatoria certificata, quindi purtroppo non c'è un'indicazione di dire “vai lì perché quel centro è esperto in mitrale”.
Ogni anno l'Agenas (Agenzia Nazionale per i servizi sanitari Regionali) pubblica un monitoraggio delle strutture ospedaliere a livello nazionale per gli interventi in varie specialità, considerando qualità, efficienza ed equità delle prestazioni erogate, e i nostri centri sono ai primi posti,  ma non c’è attualmente uno standard per poter aiutare il paziente a scegliere.
Quindi il paziente deve utilizzare risorse online, oppure attraverso il passaparola. Io per esempio che opero veramente tantissimi pazienti ogni anno di mitrale, la maggior parte di questi viene per passaparola, cioè ha saputo da qualcuno che ho gia operato.
 
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