Giuseppe Speziale Cuore

10 anni di MICS: 5 domande per la prossima edizione

Il Prof. Giuseppe Speziale delinea in questa intervista lo stato dell'arte sulla valvola mitrale a 10 anni dalla nascita del MICS, il meeting mondiale sulla chirurgia mitralica. L'edizione del 2020, che si sarebbe dovuta tenere gli scorsi 26-27 giugno, è stata posticipata a seguito delle normative vigenti nella lotta alla pandemia Covid-19.  


Il MICS compie 10 anni: quali sono le principali innovazioni, tecniche e novità che sono emerse in questo decennio?

In questi dieci anni credo si siano chiariti due aspetti fondamentali. Ossia, che riparare la valvola mitralica è un dovere primario per il cardiochirurgo e bisogna farlo attraverso un approccio mininvasivo. Negli anni, i diversi studi con solidi follow-up a distanza hanno chiaramente dimostrato che preservare la valvola nativa del paziente si traduce in un aumento sia della aspettativa di vita sia della qualità di vita stessa. E questi risultati possono essere raggiunti utilizzando un approccio mininvasivo, senza aprire il torace. Questi concetti sono stati comunicati in modo chiaro e autorevole nelle ultime edizioni del MICS.

Il convegno è dedicato alla chirurgia mitralica: quanto sono diffuse le patologie che interessano questa valvola rispetto a tutti coloro che soffrono di una malattia cardiovascolare? E quanto possono essere gravi, se non vengono trattate?

La patologia mitralica, a tutt’oggi, è quella più diffusa, anche più della patologia della valvola aortica. Oggi siamo in grado di fornire diagnosi più accurate e precoci. Un trattamento precoce della patologia mitralica significa impedire che il cuore vada incontro a scompenso cardiaco. Purtroppo diversi malati vengono segnalati in maniera tardiva al cardiochirurgo. Fortunatamente gli approcci mininvasivi permettono di mitigare il rischio operatorio e trattare casi anche molto avanzati e già in fase di scompenso cardiaco.

Perché la chirurgia riparativa è sempre preferibile alla chirurgia sostitutiva? Ci sono casi in cui non può essere applicata?

Sono veramente rari i casi in cui la valvola mitralica non può essere riparata, e si deve procedere a una sostituzione. I cosiddetti ‘Mitral Reference Center’, ossia ospedali ad alto volume di chirurgia mitralica, hanno un rate di successo pari al 100%; è inoltre importante validare a distanza i risultati, ossia verificare con continui controlli (followup) che la riparazione eseguita duri effettivamente nel tempo. Forme severe, reumatiche e calcifiche (ad oggi sempre meno frequenti) si possono prestare di meno alla chirurgia riparativa.

Quali novità sarebbero emerse dal convegno del 2020?

Il MICS2020 avrebbe presentato lo stato dell’arte della chirurgia mitralica, sia convenzionale che percutanea. In questo incontro, a cadenza biennale che si alterna con il Mitral Conclave di New York, avremmo fatto il punto su tutto lo spettro della patologia mitralica, organica e funzionale, dalla diagnosi al trattamento, e i risultati degli studi ottenuti a distanza nel tempo.

La cardiochirurgia si sta muovendo sempre più verso interventi mininvasivi: in futuro, secondo Lei, si potrà arrivare a interventi ancora meno invasivi di quelli attuali?

Sicuramente non vi è limite all’immaginazione. Le industrie biomedicali stanno lavorando e sperimentando device sempre più performanti che un giorno potranno permettere la riparazione di quadri di insufficienza mitralica anche complessa. Tuttavia qualsiasi innovazione deve essere prima testata, ossia deve essere validata nel tempo, perché qualunque gesto chirurgico, sia tradizionale che microinvasivo, deve necessariamente garantire un risultato duraturo per il paziente.
 
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