“In un momento come quello che ci troviamo a vivere è necessaria coesione assoluta e responsabilità sociale, per questo gli aritmologi di GVM Care & Research, hanno intensificato - rispetto i già alti standard tradizionali - i controlli quotidiani di telemedicina per i pazienti affetti da scompenso cardiaco o portatori di defibrillatori o pacemaker impiantabili.“ racconta il
Dottor Iacopino, Responsabile dell’Aritmologia di
Maria Cecilia Hospital.
Per tutto il perdurare dello stato di emergenza, i pazienti potranno mantenere la stessa qualità di cura che si avrebbe tramite le normali visite ambulatoriali, rispettando però le indicazioni vigenti in tema di permanenza presso il proprio domicilio, sia per loro che per i familiari accompagnatori.
Non solo perché il paziente è al centro, ma perchè in questo momento di emergenza sanitaria è ancora più importante prendersi cura di chi ha problemi cardiaci.
Uno studio Lancet pubblicato di recente, evidenzia che per 191 pazienti sono state riscontrate le caratteristiche epidemiologiche e cliniche di COVID-19 e i fattori di rischio per la mortalità tra cui:
- ipertensione arteriosa (30% dei pazienti)
- diabete (19% dei pazienti)
- malattia coronarica (8% dei pazienti)
Queste patologie, associate:
- all’età avanzata
- alla valutazione sequenziale di insufficienza d'organo maggiore
- a un livello elevato di d-dimero (maggiore di 1 μg/mL)
possono portare alla probabilità di morte in ospedale, dopo il ricovero.
Inoltre il Dott. Iacopino, Responsabile dell’Aritmologia di Maria Cecilia Hospital conferma che le complicanze cardiache, tra cui:
- l’insufficienza cardiaca di nuova insorgenza o in peggioramento,
- un’aritmia di nuova insorgenza o un peggioramento della stessa aritmia nei pazienti che ne soffrono (fibrillazione atriale, extrasistolia)
- l’infarto del miocardio
sono comuni nei pazienti con polmonite e l'arresto cardiaco si verifica in circa il 3% dei pazienti ricoverati con polmonite virale.
Un recente studio cinese ha dimostrato infine che il 16.7 % dei pazienti con infezione da coronavirus Covid-19 hanno presentato aritmie, 7.2% danno cardiaco acuto, 8.7 % hanno sviluppato shock.
I meccanismi che contribuiscono ad incrementare le complicanze cardiache sono da attribuire a risposte non controllate delle citochine sistemiche pro-infiammatorie che sono mediatori dell’aterosclerosi che contribuiscono direttamente alla rottura della placca attraverso l’infiammazione locale e induzione di fattori che favoriscono la coagulazione, che predispongono all'ischemia e alla trombosi. Inoltre, un enzima di conversione dell’angiotensina 2, il recettore per SARS-CoV-2, è espresso sui miociti (cellule del cuore) e sulle cellule endoteliali vascolari, a conferma di un coinvolgimento cardiaco diretto da parte del virus.
L’infiammazione, fondamentale per l’organismo che deve reagire al virus, induce una serie di fenomeni che in qualche modo si rivelano nocivi per il cuore: prima di tutto la tachicardia, dato che la febbre fa aumentare la frequenza del battito, e quindi lo stress cui viene esposta la parete del cuore.
Però sono importanti anche:
- la possibile carenza di ossigeno
- il rilascio di citochine (sostanze che inducono proprio l’infiammazione)
- l’eccessiva risposta del sistema nervoso simpatico ed il conseguente “stress” che si riflette anche sulla muscolatura delle arterie
Il risultato finale è che se esiste una placca lungo un’arteria coronarica, questa può diventare più “instabile” e rompersi. Le sostanze che la compongono, come grassi o materiale che si liberano e quanto avviene per rimarginare la “ferita” sulla parete arteriosa possono portare ad una trombosi, con occlusione del vaso stesso e comparsa dell’ischemia. Come se non bastasse, a volte il virus potrebbe trovare spazio anche in “territori” dove invece non dovrebbe replicarsi, fuori dall’apparato respiratorio. Quando ciò accade si potrebbe verificare una miocardite, ovvero un’infiammazione del miocardio con conseguente possibile insorgenza di scompenso e aritmie anche gravi.
Per questo motivo i cardiologi lanciano l’allarme: non bisogna dimenticare quanto il coronavirus (Covid 19), in questa fase di pandemia, potrebbe essere pericoloso per il cuore.
A livello preventivo, è opportuno mettere a punto cure personalizzate per ogni singolo paziente, eventualmente aggiungendo terapie che facilitino la stabilizzazione della placca aterosclerotica presente all’interno delle arterie coronariche; ricordando che i cardiopatici devono essere in regola con la protezione vaccinale, facendo particolare attenzione al vaccino anti-pneumococco per il rischio di infezioni polmonari secondarie, oltre all’anti-influenzale, per limitare il pericolo di confondere un eventuale quadro da coronavirus con quello, molto simile, dell’influenza.