Come salvaguardare il cuore in alta quota
Attività fisica

Come salvaguardare il cuore in alta quota

Se si soffre di disturbi cardiovascolari, oltre i 2000 metri, l’aria rarefatta mette in difficoltà il sistema cardiocircolatorio. Ciò non vuol dire che chi ha problemi di cuore deve rinunciare al piacere di una vacanza in montagna, deve solo gestirla con prudenza e preparazione, tenendo conto, insieme al medico, delle caratteristiche del proprio problema cardiaco.

Affrontiamo questa salita in alta quota con il Prof. Luigi Martinelli specializzato in Cardiochirurgia a ICLAS - Istituto Clinico Ligure di Alta Specialità a Rapallo.

Quali accorgimenti devono adottare le persone con problemi di cuore per una vetta più accessibile?
“L’European Heart Journal, la prima rivista cardiologica al mondo, ha pubblicato un documento che fornisce ai medici delle raccomandazioni cliniche per affrontare in sicurezza la montagna: è indispensabile verificare le condizioni cliniche del soggetto con esami specifici come prova da sforzo, ecocardiogramma, controllo della pressione negli ipertesi, valutazione spirometrica nei casi di problemi respiratori.
Dopo un attento esame obiettivo, per accertare che le condizioni cliniche siano adeguate, se non ci sono problemi, si può partire!”

Qual è l’altitudine consentita a chi è affetto da patologie cardiache?
“L’altitudine massima suggerita è di 1000-1500 metri, sia per chi presenta problematiche cardiache, sia per i soggetti con ipertensione severa o associata ad un elevato rischio vascolare. Per prudenza non si dovrebbero superare i 2000 metri, anche se si assumono regolarmente farmaci per la pressione che ne controllano abitualmente i valori. Anche nei casi di ipertensione non complicata è importante, comunque, concordare con il proprio medico l’opportunità di modificare ed adattare la terapia antipertensiva abituale in vista del soggiorno in montagna. Si tratta tuttavia di situazioni che vanno esaminate caso per caso”.

Per chi soffre di insufficienza respiratoria o ha subito un infarto o un’ischemia, che cosa succede all’apparato cardiocircolatorio salendo di quota? 
“I problemi dell’alta quota, in caso di insufficienza respiratoria, sono legati alla riduzione della pressione atmosferica e quindi ad una minore saturazione di ossigeno nell’aria; il sangue è meno ossigenato e porta meno nutrimento al cuore. L’organismo cerca di compensare questa condizione per ripristinare un’adeguata ossigenazione con un aumento della frequenza cardiaca, respiratoria, della pressione arteriosa e polmonare.
Il cuore, infatti, ha bisogno di adattarsi gradualmente alle nuove condizioni climatiche per non affaticarsi. Pertanto, una volta arrivati a destinazione, prima di intraprendere qualsiasi attività bisogna riposarsi almeno un giorno.
Per coloro che hanno avuto un infarto, un ictus o soffrono di insufficienza cardiaca non stabilizzata o di aritmia severa, la montagna è vietata. Per tutti costoro l’ideale è la mezza collina o zone al di sotto del livello del mare”.

Può un cardiopatico praticare lo sci?
“Lo sci di fondo va bene ma deve essere praticato su pendii non troppo ripidi per non essere obbligati a compiere sforzi fisici eccessivi. Si tratta di uno sport ad alta componente aerobica e pertanto non implica un grosso impegno cardiovascolare.
Lo sci da discesa è concesso se si fa con calma, concedendosi pause frequenti e se non si effettuano cambi di altitudine notevoli e bruschi, per esempio da 2000 m scendere rapidamente a 1000 m. Dislivelli repentini sono sconsigliati a chi ha problemi di pressione o alle coronarie perché comportano un affaticamento esagerato per il muscolo cardiaco che deve abituarsi, in breve tempo, a diverse concentrazioni di ossigeno”.

Quali altre raccomandazioni possiamo dare a chi ha problemi di cuore e vuole partire per la montagna?
“Ricordarsi che il freddo richiede un maggior dispendio energetico e pertanto un maggior lavoro da parte del cuore. Mangiare in modo equilibrato, consumando zuccheri semplici e complessi che aiutano a resistere alla fatica, proteine magre per il tono muscolare, vitamine e minerali per la funzionalità nervosa. È importante, prima di ogni sforzo fisico, evitare pasti troppo grassi perché rendono più difficile la digestione, causando un maggior afflusso di sangue verso lo stomaco sottraendolo al cuore e al cervello. 
È bene anche evitare gli alcolici, che hanno un effetto vasodilatatore a livello dei vasi sanguigni periferici, provocando, a causa del freddo esterno, un abbassamento repentino della temperatura del corpo con ripercussioni negative sul sistema cardiovascolare.

Anche per i soggetti che non sanno di avere patologie cardiache, in presenza di sintomi quali dolore al petto, senso di oppressione alla gola, affaticamento, dolore al braccio, difficoltà di respiro più marcata del normale, suggerisco di fermarsi a riposare in un luogo caldo e poi rivolgersi al medico.
Infine, è fondamentale adottare un abbigliamento in tessuti tecnici che consentono all’organismo di traspirare e allo stesso tempo trattenere il calore”.

 
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