La diagnosi precoce delle aritmie con l’elettrocardiografia
Prevenzione

La diagnosi precoce delle aritmie con l’elettrocardiografia

L’elettrocardiografia è un esame diagnostico che consiste nella registrazione delle correnti elettriche prodotte dalle cellule del cuore con l’obiettivo di monitorare il ritmo e la performance cardiaca. Oggi rappresenta una metodica diagnostica di primaria importanza per il corretto inquadramento del paziente affetto da aritmie e per la scelta della successiva terapia e spesso, soprattutto in contesti di urgenza ed emergenza, è l’unico presidio diagnostico cui affidarsi.
 
L’elettrocardiografia non solo consente di capire se il ritmo del cuore è normale o se c’è un’anomalia ma anche di distinguere con precisione il tipo di aritmiainfatti soprattutto in casi di fibrillazione atriale, che nel 50% dei casi decorre in modo asintomatico, il migliore screening rimane proprio l’elettrocardiografia. Inoltre l’esame è anche di ausilio per diagnosticare altre patologie cardiache quali l’ischemia, l’infarto e le cardiomiopatie.
 
L’indagine è di facile esecuzione e si effettua attraverso dei fili che vengono collegati agli arti del paziente e applicati sul torace. L’elettrocardiografo è un apparecchio registratore collegato a elettrodi, quattro dei quali vengono applicati ai polsi e alle caviglie, sei in punti ben precisi della superficie toracica. Vari gruppi di elettrodi, corrispondenti a diversi circuiti di registrazione, sono collegati a un pennino che disegna un tracciato per ogni derivazione. Il tracciato varia a seconda dei problemi o delle anomalie che vengono riscontrate e si compone di onde.  
 
L’elettrocardiografia fornisce dunque indicazioni preziose al cardiologo o aritmologo che è poi in grado di predisporre il piano terapeutico più adatto.
 
Le strutture GVM Care & Research sono particolarmente attrezzate per la diagnosi e la cura di tutte le aritmie cardiache e trattano ogni anno migliaia di pazienti affetti da questa patologia. Il trattamento terapeutico di elezione è l’ablazione, realizzata sia con metodica transcatetere, ovvero un semplice sondino che raggiunge il cuore dalla gamba, sia con tecnica ibrida, cioè con un sondino dalla gamba abbinato ad un piccolo taglio sul torace.
 
Quest’ultima metodica prende il nome di ablazione endoepicardica e viene utilizzata nei pazienti con fibrillazione atriale persistente e perdurante. E’ possibile realizzare questo intervento solo con un team multidisciplinare e una stretta collaborazione tra aritmologo e cardiochirurgo. I risultati sono molto interessanti e il successo oggi è molto elevato, arrivando a un 70-80% di casi risolti.
 
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