Valvola mitrale
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Valvola Mitrale: cos'è, quali sono le patologie più frequenti e le tecniche per trattarle

La valvola mitrale, una delle quattro valvole presenti all’interno del cuore (assieme alle valvole aortica, triscuspide e polmonare), può essere paragonata alla “porta” d’ingresso del ventricolo sinistro (il cuore è composto da 2 atri - sinistro e destro - e 2 ventricoli - sinistro e destro). 

La funzione della valvola mitrale, una volta che il sangue ossigenato proveniente dai polmoni si è raccolto nell’atrio sinistro, è quella d’impedire che all’atto della contrazione ventricolare il flusso ematico invece di proseguire la sua “corsa” verso il sistema arterioso per poi distribuirsi a tutto l’organismo, venga spinto all’indietro.
 
Raramente la malattia (valvulopatia) della valvola mitrale è conseguenza di malformazioni presenti fin dalla nascita (congenite). Nella maggior parte dei casi la mitrale si ammala a seguito del suo logoramento (disfunzione di vario grado). L’ipertensione arteriosa e l’età dell’individuo hanno un’influenza tutt’altro che trascurabile sulla salute della mitrale.


Quali sono le malattie più frequenti a cui va incontro la mitrale?

Stenosi mitralica

Si parla di stenosi mitralica - difetto valvolare che evidenzia un’incapacità della mitrale ad aprirsi in modo corretto - quando a causa di un’infiammazione (la malattia reumatica) i lembi valvolari (detti cupidi) s’induriscono o calcificano a tal punto da perdere la loro naturale elasticità. 
Questa malattia all’inizio non dà sintomi, ma con il passare del tempo l’aggravamento produce affanno (dispnea), tosse, palpitazioni, dolori al torace (Angina pectoris). Possono comparire anche aritmie cardiache (irregolarità ed alterazioni del battito), tra cui la più frequente è la Fibrillazione Atriale.
 
La stenosi della mitrale insorge all’incirca dopo 10 anni dalla malattia reumatica: è più frequente nelle donne. Si manifesta in forma isolata nel 45% dei malati sottoposti ad indagine diagnostica ed associata ad altre valvulopatie nel rimanente 55%.

Insufficienza mitralica

L’insufficienza mitralica (altra valvulopatia piuttosto frequente) è di solito la conseguenza di un’Endocardite (l’infezione batterica dell’Endocardio, la membrana che riveste internamente le cavità del cuore e gli apparati valvolari). I lembi valvolari vanno incontro alla rottura o all’accorciamento. In alcune situazioni, la rottura coinvolge le corde tendinee (i tendini che mantengono ben ancorate le cuspidi al muscolo cardiaco). I sintomi dell’insufficienza della mitrale - si stima ne soffra più del 10% delle persone con più di 75 anni - compaiono in genere a lunga distanza e ricalcano quelli della stenosi.

Prolasso mitralico

Il prolasso della mitrale, al contrario di quanto si pensi, non è invece considerata una cardiopatia vera e propria. E’ dato dall’allentamento dei lembi (le cuspidi) e dall’allungamento non fisiologico delle corde tendinee. Nel momento in cui il ventricolo sinistro si contrae, i lembi si estroflettono e “sporgono” dentro l’atrio sinistro. Alcuni studi clinici affermano sia presente in circa il 3% della popolazione  adulta con una maggiore frequenza nel sesso femminile. Il prolasso della mitrale molto spesso viene individuato dal cardiologo con la semplice auscultazione del cuore: lo specialista avverte, attraverso lo stetoscopio, un caratteristico clic provocato dalle cuspidi valvolari durante il loro movimento.
 
Le tecnologie di cui dispongono oggi sia la Cardiochirurgia che la Cardiologia Interventistica (più nello specifico l’Emodinamica) consentono di effettuare indagini diagnostiche particolarmente accurate.
 

TECNICHE D’INTERVENTO: CHIRURGIA MININVASIVA E METODICHE PERCUTANEE

Da qui la possibilità di affrontare le valvulopatie della mitrale con approcci chirurgici mini e ultra-mininvasivi (riducendo sensibilmente il trauma operatorio grazie ad incisioni nel torace di pochi centimetri) o tramite metodiche percutanee che sfruttano l’accesso a livello della vena femorale. Ciò evitando, in casi selezionati e dopo un’attenta valutazione da parte dello staff medico, il ricorso alla circolazione extracorporea (CEC o macchina cuore-polmone).
 
In oltre il 90% dei pazienti sottoposti ad interventi sulla valvola mitrale, la riparazione (valvuloplastica) mitralica è un’opzione che comporta, primo fra tutti, l’indubbio vantaggio di un più rapido recupero psicofisico, specie in soggetti dal fragile equilibrio clinico e/o affetti da altre, importanti patologie.
 
Inoltre, la riparazione mitralica può essere eseguita sia in situazioni di stenosi che d’insufficienza valvolare. La struttura anatomica della mitrale, infatti, si presta bene alla Cardiochirurgia-Cardiologia riparativa-ricostruttiva.
 
Qualche esempio? Una mitrale stenotica può essere riparata riaprendo le commissure (i margini valvolari adiacenti) che si sono fuse tra loro; mentre sulla mitrale “insufficiente” e con reflusso (rigurgito) sanguigno si può intervenire applicando una speciale clip metallica (MitraClip), oppure una protesi anulare per stringere e rimodellare l’anello mitralico ormai dilatato (Cardioband); o, ancora, impiantare nuove corde tendinee realizzate in materiale sintetico (Gore-Tex) senza mai fermare l’attività cardiaca (Neochord).
 
Qualora la riparazione non sia attuabile, l’innovazione protesica offre valvole biologiche (costruite in tessuto animale, bovino o suino) o meccaniche di ultima generazione. Le prime non richiedono una concomitante terapia anticoagulante e sono indicate soprattutto in uomini e donne d’età superiore ai 65-70 anni.
 
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