Angina pectoris
Patologie

Angina pectoris

L’angina pectoris colpisce ogni anno in Italia il 3,3% degli uomini e il 3,9% delle donne tra i 35 e i 74 anni. È un disturbo da non sottovalutare, perché comporta un rischio aumentato di morte e di eventi cardiovascolari acuti.

Un dolore al centro del petto, localizzato sotto lo sterno, che può irradiarsi alle spalle, alle braccia, alla gola, alla schiena e alla mandibola. Può durare da pochi a 10-15 minuti ed essere accompagnato da respiro affannoso, rapido e poco profondo, con senso di nausea, sudorazione abbondante, a volte vertigini. Sono i sintomi dell’angina pectoris, tradotto letteralmente dal latino “dolore al petto”, un disturbo che ogni anno, in Italia, colpisce una persona ogni 750, tipicamente fra i 40 e i 50 anni.

A provocare l’angina è la richiesta di un maggior afflusso di sangue ossigenato al cuore, per far fronte al fabbisogno dell’organismo impegnato a sollevare o spostare pesi, salire le scale di corsa o altre attività non abituali che comportano uno sforzo fisico. Se è in corso la digestione, che comporta per il cuore l’impegno di irrorare l’apparato digestivo, impegno aggravato nel caso di pasti abbondanti e ricchi di grassi, lo stress cardiaco è ulteriormente accentuato. Se la maggiore quantità di sangue ossigenato non arriva al cuore, nel muscolo si accumulano metaboliti tossici e parte l’impulso doloroso. L’angina è quindi, in sostanza, la temporanea mancanza di ossigeno al tessuto muscolare del cuore (ischemia transitoria).

Alla base dell’angina c’è generalmente l’ostruzione o la contrazione delle arterie coronarie. L’ostruzione può essere dovuta a depositi di grasso sulle pareti interne delle arterie (stenosi), mentre la contrazione può avvenire per esposizione a freddo intenso, in seguito a forti emozioni o anche spontaneamente. La forte incidenza del disturbo nei paesi industrializzati prova che l’angina è una malattia del benessere, trovando i propri fattori di rischio nei regimi alimentari troppo ricchi di grassi saturi di origine animale e sale, sovrappeso, fumo di sigaretta, stress nervoso.

La forma più diffusa è l’angina pectoris tipica, che si manifesta generalmente in concomitanza con gli sforzi fisici o quando aumenta il fabbisogno di ossigeno del cuore. È una forma cronica non degenerativa, che può essere curata con terapia farmacologica adeguata. L’angina pectoris instabile presenta invece attacchi progressivamente più lunghi e più dolorosi, che si manifestano in seguito a sforzi via via più contenuti, fino allo stato di riposo. È per questo la forma più difficile da controllare e la più pericolosa, anche perché può presentarsi nelle varianti senza dolore (angina silente) o senza alcuno sforzo fisico, solitamente allo stesso orario, spesso di notte (angina di prinzmetal, dovuta a una contrazione delle arterie coronarie, in molti casi in assenza di placche nelle arterie).

L’angina microvascolare è una disfunzione del meccanismo di vasocostrizione e vasodilatazione che provoca uno spasmo delle arterie coronarie, nella maggioranza dei casi senza particolari conseguenze. Sotto il nome di angina funzionale si raggruppano invece gli attacchi anginosi provocati da altre malattie, come ad esempio ipertiroidismo, aritmie gravi, ostruzioni della valvola mitralica.

Spesso, chi accusa un dolore al petto che si risolve spontaneamente entro qualche minuto, non attribuisce grande importanza all’evento. Si tratta invece di un sintomo importante, perché segnale di un rischio aumentato di morte improvvisa o di infarto, soprattutto se alla base c’è un’ostruzione delle arterie coronarie. Si raccomanda quindi di consultare il proprio medico e compiere accertamenti sulla funzionalità cardiocircolatoria.

Di fronte a una diagnosi di angina pectoris tipica è bene evitare sforzi fisici importanti, ma senza rinunciare al movimento, da compiere con moderazione, e al sesso. La terapia farmacologica, che mira a prevenire e a diminuire l’intensità degli attacchi, deve essere seguita scrupolosamente. Nel caso l’attacco non si risolva spontaneamente dopo alcuni minuti e cresca d’intensità, nonostante l’assunzione dei farmaci prescritti (solitamente quelli da mettere sotto la lingua), è bene chiamare un’ambulanza per accertamenti al Pronto Soccorso più vicino. Si raccomanda di seguire la stessa prassi anche in caso di risveglio notturno per dolore al petto e qualora insorga affanno anche a riposo, accompagnato da abbondante sudorazione, affaticamento, pallore, stordimento.
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